Noleggio e flotte aziendali, tutti i numeri di un mercato che traina l'automobile
di Pier Luigi del Viscovo
Un settore con un elevato tasso di competitività interno, che non solo cavalca la domanda ma la stimola anche. A dispetto di ipotesi di scarsa concorrenza, che alla luce dei fatti si sono sciolte come neve al sole, il quadro che emerge dal Rapporto 2016 è invece proprio l'opposto: il settore non trattiene la porzione di valore generato che sarebbe lecito attendersi – detto più prosaicamente, usa la leva del prezzo in maniera eccessiva. Certo, a farlo quando la domanda tira e i volumi crescono si sente meno dolore, ma non per questo è salubre. Il noleggio ha prodotto nel 2016 un giro d'affari di 7,7 miliardi di euro, in espansione del 10% rispetto al 2015, con una flotta che tra macchine e veicoli commerciali leggeri ha sfiorato le 800.000 unità, anche queste in crescita di 100.000 pezzi sull'anno precedente.
Il noleggio a lungo termine ha sviluppato un giro d'affari di 6,5 miliardi di euro, tra noleggio di auto e veicoli commerciali (4,8) e rivendita di usato (1,7). Il solo noleggio è cresciuto di mezzo miliardo (e 90.000 veicoli), dopo che nei tre anni precedenti il settore era cresciuto di 400 milioni, passando dai 3,9 miliardi del 2012 ai 4,3 del 2015. Questa fase dello sviluppo è senz'altro guidata dalle flotte piccole e dai professionisti con partita IVA, ma potrebbero a breve esplodere altri due grandi serbatoi potenziali di domanda: i privati con codice fiscale, su cui già ci sono manovre di abboccamento nell'ordine delle migliaia di veicoli, e i veicoli commerciali leggeri.
Il rent-a-car ha sfiorato 1,2 miliardi di euro di giro d'affari, cifra mai toccata prima, con una crescita del 5%, pari a quella dei volumi, mentre il prezzo medio per un giorno di noleggio è rimasto fermo sui livelli dell'anno precedente. Aiutato da una domanda turistica in crescita (ma con meno giorni passati nel Bel Paese), il comparto ha ceduto alle lusinghe dei costruttori dotandosi di una flotta superiore al necessario.
Per neutralizzare le eccedenze di flotta, gli operatori hanno prima di tutto ridotto del 5% il tempo di permanenza tra acquisto e vendita. Ma comunque ciò non è bastato a tenere l'utilizzo dei mezzi sui livelli degli anni passati, che infatti è sceso per la prima volta dopo molti anni, attestandosi 2 punti sotto quello del 2015. Avere macchine disponibili ha poi ovviamente indotto gli operatori a forzare l'uso della leva prezzo, che si è tradotto in una stabilità del prezzo per giorno a 36 euro laddove sarebbe dovuto aumentare, per due motivi. Da un lato, la domanda che ha espresso una richiesta di noleggi più brevi, che normalmente costano di più. Dall'altro, il fatto che il mix della flotta abbia registrato un calo significativo della quota di auto di fascia bassa (segmenti A e B), a fronte di una crescita forte del segmento C e – più lieve – delle auto di fascia superiore.
Tuttavia, il segnale preoccupante è quel 40% di giorni di noleggio venduto attraverso intermediari commerciali che, oltre a sottrarre la relazione col cliente agli operatori, praticano una tariffa inferiore del 22%, distruggendo oltre un quinto del valore prodotto. Ma di questo fenomeno, gravissimo, i noleggiatori devono incolpare se stessi e la loro fame di volumi.
Puoi trovare l'articolo originale sul Sole 24Ore, al seguente link: