I valori residui delle auto diesel tengono, nonostante la demonizzazione in atto e il calo consistente delle vendite. La curva media di svalutazione, nel confronto con gli anni scorsi, sta sì calando, ma solo di qualche punto percentuale. E anche le prospettive future non sono poi così "nere" come molti le vogliono dipingere.
I valori residui delle auto diesel, in Italia, non stanno crollando. E questa, senza dubbio, è una notizia rassicurante e per certi versi sorprendente, considerata la vera e propria guerra che negli ultimi anni si è scatenata contro l’alimentazione a gasolio in molti Paesi europei e il calo che il diesel sta avendo anche sul mercato del nostro Paese.
Il tema è di fondamentale importanza. Sappiamo, infatti, quanto i valori residui delle auto (scopri qui cosa sono e come si calcolano) siano in grado di influire sui canoni di noleggio e, di conseguenza, sulle scelte di car policy dei Fleet Manager.
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L’ORIENTAMENTO DELLE CASE SULLE AUTO DIESEL
Le politiche di molti Costruttori hanno risentito del clima di ostilità contro le auto a gasolio e, soprattutto, tengono conto delle normative europee sempre più stringenti di termini di emissioni. Tradotto: molte Case stanno orientando la loro offerta verso motori a benzina compatti, ma soprattutto verso i motori ibridi e i motori elettrici, che contribuiscono a ridurre le medie di CO2.
Partendo da questo trend di mercato, abbiamo cercato di approfondire l’evoluzione dei valori residui delle auto diesel. Stanno crollando, oppure stanno tenendo? Le previsioni di Autovista danno una risposta precisa a questa domanda.
AUTO DIESEL, COSA STA SUCCEDENDO IN ITALIA?
Dopo un 2018 caratterizzato, tutto sommato, da numeri ancora confortanti, il 2019, come abbiamo visto anche dai dati di mercato di novembre, ha sancito il netto calo delle immatricolazioni delle auto diesel in Italia. Un calo costante a doppia cifra, determinato dall’incertezza dei clienti, che preferiscono rinviare l’acquisto dell’auto, oppure orientarsi verso altre alimentazioni. Parlando di valori residui, però, il trend è un po’ diverso.
“Il valore residuo non ha sempre un nesso diretto con gli andamenti del mercato del nuovo, perché, oltre a essere espressione del rapporto tra domanda e offerta, tiene conto dell’attuale situazione del parco circolante” esordisce Stefano Ferruzzi, country manager di Autovista Italia.
I VALORI RESIDUI DELLE AUTO DIESEL TENGONO
Nonostante la demonizzazione in atto e il consistente citato calo delle vendite, i valori residui previsionali delle vetture diesel scelte dalle flotte aziendali (ci riferiamo ovviamente alle auto di ultima generazione, ovvero le Euro 6 d-Temp) tengono ancora botta. Oggi la curva media di svalutazione, nel confronto con gli anni scorsi, sta sì calando, ma solo di qualche punto percentuale. Società di noleggio e aziende, quindi, possono tranquillamente continuare a scegliere il tanto vituperato gasolio e affrontare con maggiore tranquillità la transizione energetica.
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“Dal punto di vista del valore residuo, il calo del gasolio è molto meno forte, perché all’incirca il 70% del parco circolante italiano è tuttora a gasolio – prosegue Ferruzzi – Dobbiamo però fare una distinzione tra veicoli recenti e veicoli più vecchi. Un anno fa è entrata in vigore la normativa Euro 6 d-Temp, che si sta rivelando un vero e proprio spartiacque in termini di VR previsionali: i clienti, infatti, sono disposti a pagare un prezzo alto per le auto diesel immatricolate da settembre 2018 in poi, mentre quelle immatricolate in precedenza stanno avendo un calo significativo. Dire però che l’usato diesel non vale più niente è assolutamente sbagliato”.
I dati di Autovista lo confermano: dal 2016 al 2019, nell’intervallo 36 mesi/60 mila km, in media i valori residui delle auto diesel sono calati, ma soltanto di due punti percentuali scarsi, dal 45,9% al 44,2%. Le auto a benzina, nello stesso periodo, sono cresciute, ma rimangono sotto al gasolio (42,2% nel 2019, contro 40,1% nel 2016). Attenzione, quindi, a dire che sta succedendo il finimondo…
COSA ACCADRÀ IN FUTURO?
Anche in vista del futuro, le prospettive delle auto diesel non sono così “nere” come molti le vogliono dipingere. “Anche nei prossimi anni, secondo noi, il valore delle auto diesel Euro 6 d-Temp si manterrà stabile o comunque in leggero calo, mentre saranno penalizzati i veicoli a gasolio più vecchi, che però, come sappiamo saranno fisiologicamente smaltiti dalle flotte aziendali” afferma Ferruzzi.
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Tradotto: ci sarà certamente un fenomeno di sostituzione delle auto diesel all’interno dei parchi, a favore delle vetture a benzina e delle alimentazioni alternative, ma non sarà rivoluzione.
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Fonte: FleetMagazine