SIFÀ e BPER Banca: uniti per la mobilità sostenibile

di Marco Castelli

Noleggio e mobilità sostenibile: un binomio vincente secondo SIFÀ, la società guidata da Paolo Ghinolfi, e BPER Banca. Ecco la loro visione.

SIFÀ, la società di noleggio guidata da Paolo Ghinolfi, crede molto nella frontiera della mobilità sostenibile. Una filosofia che la Società Italiana Flotte Aziendali condivide in pieno con l’azionista di maggioranza BPER Banca.

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Non a caso, SIFÀ e BPER Banca hanno sostenuto la realizzazione di un’indagine Nomismasui veicoli elettrici e ibridi, effettuata nell’ambito più generale dell’Osservatorio Mobilità Smart & Sostenibile di Nomisma e presentata nei giorni scorsi presso la Sede della Direzione Territoriale di BPER Banca a Milano.

Proprio in quell’occasione, abbiamo incontrato Paolo Ghinolfi, amministratore delegato di SIFÀ e Fabrizio Togni, direttore generale di BPER Banca.

L’IMPEGNO DI SIFÀ PER LA MOBILITA’ SOSTENIBILE

“SIFÀ ha una visione ampia della mobilità sostenibile: quest’ultima è caratterizzata dall’integrazione tra veicoli elettrici, veicoli ibridi e motori diesel di ultima generazione, nonché soluzioni di car sharing e car pooling” spiega Ghinolfi, menzionando anche l’importanza del trasporto pubblico e la necessità di rinnovare il parco di questi veicoli. Promuovere la mobilità sostenibile significa “mettere insieme e a fattor comune tutti gli attori, compresi i produttori di colonnine”.

In questo contesto, le flotte aziendali hanno un ruolo molto importante. “Le auto delle flottehanno una percorrenza mediamente otto volte superiore a quella delle auto private. Quindi, se riusciremo a fare sistema e ad aumentare l’utilizzo delle auto elettriche e ibride all’interno delle flotte aziendali, otterremo un’enorme riduzione delle emissioni” osserva Ghinolfi.

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BPER BANCA: 3 STRADE VERSO IL GREEN

Allo stesso modo BPER Banca promuove la sostenibilità attraverso diverse azioni. Fabrizio Togni afferma: “Siamo sensibili ai temi della sostenibilità partendo innanzitutto proprio dalle attività della banca, attraverso politiche paperless e risparmi nei consumi energetici, ma anche tramite iniziative volte a creare cultura green tra i nostri dipendenti. Stiamo facendo molto anche per quanto riguarda la mobilità: oltre all’iniziativa di oggi insieme a Nomisma e SIFÀ, stiamo apportando anche un progressivo ammodernamento alla flotta aziendale attraverso l’inserimento di auto ibride e bi-fuel e incentivando le videoconferenze in sostituzione delle riunioni. Sono inoltre diverse le attività che supportiamo sui territori in favore della salvaguardia ambientale, e di questo andiamo molto orgogliosi”.

Sulle flotte aziendali, Togni ha aggiunto che sono “un driver per spingere il ricambio del parco auto circolante. Riteniamo quindi che il noleggio a lungo termine, e SIFÀ in particolare, potranno contribuire in maniera decisiva ad un vero e proprio cambio di cultura nell’ambito della mobilità”. Una cultura destinata a diventare sempre più green.

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Fonte: FleetMagazine

Il noleggio è un millennials?

di Federica Cantrigliani

Da qualche tempo non si fa che parlare di “millennials”, quasi come una strana razza di persone o soggetti da mettere sotto i riflettori. I nati tra il 1980 e il 2000 che lavorano nel settore del noleggio, hanno dimostrato le loro doti anche al recente congresso Assodimi. Alcuni di loro hanno partecipato e parteciperanno ai corsi di Rental Academy.

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Personalmente, mi hanno sempre fatto un po’ sorridere queste categorizzazioni basate semplicemente sull’anno di nascita, come se bastasse per farti essere in un certo modo piuttosto che un altro; come se un nato in questi anni sia una sorta di ortaggio in serra con una serie di variabili reimpostate da cui è impossibile sfuggire. Io, per esempio sono nata nel 1977, nel pieno di quella che veniva definita Generazione X, dovrei quindi essere geneticamente una figlia depressa della musica grunge (ebbene si, la ascoltavo e ogni tanto la ascolto ancora), della guerra fredda (no, non me la ricordo, per me Reagan era quel tizio pettinato come il marziano Alf) e priva di un’identità sociale e culturale, se non quella del consumismo e legata a doppio filo all’idea del posto fisso e delle 14 mensilità (si, le ho avute e non mi piacevano, tanto che non sono più lavoratore dipendente dal 2008).

Ora il mondo, indubbiamente, è cambiato e cambia rapidamente; ma non possiamo pensare che il cambiamento avverrà attraverso il semplice inserirsi di nuove generazioni che si inventeranno chissà cosa. Anche perché io spesso vedo molti di questi “millennials” – e alcuni non sono molto più giovani di me – che anelano a un posto fisso (magari ancora in banca, super mito anni ’80) e non hanno idea di come districarsi in un mondo che non hanno ancora capito bene, esattamente come noi alla loro età. Figuriamoci in un settore fluido per natura, come il noleggio.

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Una nuova cultura

Sicuramente, negli ultimi anni, complice la crisi e una maggiore sensibilizzazione alle risorse economiche e ecologiche, sta nascendo un nuovo paradigma di possesso basato sul non possesso.

Il noleggio, quindi, sta godendo di un periodo di riscoperta: nel nostro Paese lo vediamo sia per l’aumento di investitori esteri che decidono di approcciare il mercato in modo professionale acquisendo realtà radicate sul territorio, sia per l’incremento di investimenti e start up fondate sul concetto di condivisione e sharing economy.

E qui si arriva al punto critico, perché se è vero che il noleggio ci piace (lo abbiamo detto poco tempo fa riportando i dati dello studio Findomestic) è anche vero che nove start up su dieci falliscono quasi sempre per mancanza di obiettivi chiari e di un piano di business adeguato, o per non aver considerato i rischi correlati.  E così anche idee belle come HiGear, un sito di noleggio di macchine di lusso, ha chiuso perché gli “utenti” non le restituivano dopo l’utilizzo. Stessa sorte per Sharing E Umbrella, strart up cinese, che ha annunciato di essere costretta a mollare il colpo dopo che quasi tutti i suoi 300mila ombrelli sono stati bellamente rubati dagli stand collocati vicino a moltissime stazioni della metro e degli autobus. Due esempi stranieri, tanto per far capire che il problema dell’educazione civica, di cui si nutre la sharing economy, non è solo italiano.

Il noleggio, infatti, spesso è considerato semplice e approcciato con superficialità da chi non è esperto del settore. Non si considerano i rischi correlati al danno e all’appropriazione indebitache spesso rappresenta una delle maggiori perdite economiche. Come tutelarsi allora?

Sicuramente, è utile non improvvisarsi esperti di noleggio, ad esempio affidandosi a consulenti in grado di elencare tutti gli eventuali rischi e valutare come trasformarli in nuove opportunità; definire come tutelarsi e come guadagnare davvero, considerando però tutti i costi accessori spesso dimenticati (manutenzioni, fermo macchina, eccetera), ma soprattutto in grado di farti comprendere quali sono le leve che possono permettere di trasformare un contatto in cliente.

Si, perchè come dicevo all’inizio, malgrado potremmo considerare che il noleggio esista da sempre, è vero che è un po’ millenials e lo sarà sempre, per le congenite componenti innovative che si porta dentro. Figlio anche di una nuova economia, che deve scardinare tutti i paradigmi del possesso a favore della flessibilità legata al servizio e alla risoluzione di un problema momentaneo. Compro un trapano che rimarrà a far polvere per anni e anni inutilizzato in cantina oppure ottimizzo lo spazio e lo noleggio il tempo necessario di fare i buchi che devo fare per assicurare le librerie ed appendere i quadri in casa? Acquisto un computer che dopo un anno è obsoleto o valuto un noleggio per avere sempre una macchina aggiornata e funzionante per il mio lavoro?

Siamo ancora a questi livelli di riflessione, a volte. Ci sono settori in cui è più facile pensare in termini di noleggio, il successo delle piattaforme streaming – dalla musica al video, la scelta è sempre più alta e sempre più italiani si abbonano – ne è l’esempio più liquido. Molti privati si stanno rivolgendo al noleggio a lungo termine per le proprie auto, incorporando bollo, assicurazione e manutenzione in un canone fisso. Ognuno ha le sue motivazioni. Nessuno di noi penserebbe di acquistare una casa per le vacanze, tutti cerchiamo un albergo (i più evoluti magari un airbnb): è un uso temporaneo, no?

In un mercato che cambia, la vera rivoluzione è cambiare. Henry Ford diceva: “Se avessi chiesto alla gente cosa volevano, mi avrebbero risposto un cavallo più veloce”. Il noleggio è indubbiamente un nuovo modo di affrontare il mercato, è come uscire dall’ottica del posto fisso: per molti sarà difficile da digerire ma nemmeno il cavallo più veloce potrà battere una Ferrari (a noleggio, ovviamente).


Fonte: Rental Blog

Noleggio a lungo termine, è in voga uno stile

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Noleggio a lungo termine: la soluzione preferita dagli italiani

Ormai i tempi sono cambiati, e sempre più italiani preferiscono scegliere il noleggio a lungo termine piuttosto che acquistare un’auto ed esserne proprietari. I dati parlano chiaro: il noleggio a lungo termine è un successo, ed è la soluzione preferita soprattutto per chi usa l’auto per lavoro, quindi per i liberi professionisti e per le aziende, ma anche per i singoli individui che vogliono cambiare spesso auto o per le famiglie che desiderano una vettura grande e spaziosa senza dover spendere troppi soldi. Sempre più italiani scelgono il noleggio a lungo termine perché è più economico e conveniente di acquistare una normale automobile e, inoltre, i clienti sono liberi di scegliere in base alle loro esigenze e ai loro desideri.

Cos’è il noleggio a lungo termine?

Arrivato in Italia più tardi che in altri paesi, il noleggio a lungo termine permette di usufruire di un’auto a propria scelta per un minimo di 24 mesi e un massimo di 60. Il noleggio a lungo termine di Petrolini Rent permette a chi lo sceglie di risparmiare e di usare un’auto nuova e funzionante sempre, senza doversi preoccupare di scadenze e date ricorrenti o di incombenze burocratiche e meccaniche.

Quali sono i vantaggi del noleggio a lungo termine?

Il noleggio a lungo termine è la soluzione preferita da moltissimi italiani soprattutto grazie ai numerosi vantaggi che porta rispetto al tradizionale acquisto di un’auto. Uno dei tanti vantaggi del noleggio a lungo termine è che i servizi, la durata del noleggio, il modello dell’auto e il chilometraggio sono tutti scelti dal cliente in base alle proprie necessità e alle proprie preferenze.

Ma i vantaggi principali del noleggio sono legati prevalentemente al canone mensile: all’interno del canone sono infatti comprese tutte le spese che altrimenti sarebbero a carico del proprietario dell’auto (assicurazione, bollo, tassa di proprietà, soccorso, assistenza stradale e manutenzione) facendo risparmiare di molto coloro che usufruiscono di tale servizio. Inoltre, il cliente ha la possibilità di scegliere la formula con anticipo o senza anticipo: con il noleggio a lungo termine con anticipo si paga una somma iniziale e il resto con la rata del canone mensile, mentre, con il noleggio senza anticipo si paga l’intera somma con il canone mensile. La scelta dipende sempre dal cliente e dalle sue preferenze e esigenze. L’unica cosa non compresa nel canone mensile è il costo del carburante.

Quali sono i numeri del noleggio a lungo termine?

Sempre più italiani preferiscono il noleggio a lungo termine e a confermarlo sono i numeri: Confindustria e Aniasa (Associazione Nazionale Industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici) affermano che sono 30mila gli italiani che hanno scelto il noleggio a lungo termine, mentre Dataforce conferma che nel 2018 i noleggi a lungo termine sono aumentati del 19%. Gli italiani che invece ancora non hanno scelto questa opzione ma la conoscono, sono il 25% mentre, quelli che desiderano sceglierla a breve sono il 10%. Ciò dimostra come sia cambiata la società moderna, dove chi guida adesso preferisce noleggiare piuttosto che comprare un’auto di proprietà.


Proposta “incredibile”, creare città a noleggio in Africa per fermare la migrazione

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La proposta di un ministro tedesco di consentire alle potenze straniere di acquistare terreni in Africa per frenare la migrazione è stata respinta dall’Unione Africana, scrive Dickens Olewe della BBC. 

L’Unione europea, o un organismo come la Banca mondiale, dovrebbe costruire e gestire le città in Africa per promuovere la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo del continente, ha detto alla BBC il ministro per l’Africa Gunter Nooke in un’intervista in cui ha delineato il suo pensiero su come arginare la migrazione verso l’Europa. Nooke,  in riferimento alla proposta del ministro tedesco ha detto : “ significherebbe che i paesi africani dovrebbero affittare le loro terre per 50 anni ad una entità straniera per “consentire lo sviluppo? E’ un’idea che  puzza di colonialismo”.

Ma altri – come Carol Musyoka, accademico alla Strathmore Business School, una delle migliori università del Kenya – sono aperti al concetto.

In un’intervista della BBC, la sig.ra Musyoka ha descritto la proposta come “affascinante” e ha detto che l’avrebbe sostenuta se fosse un tentativo genuino per garantire agli africani – e non alle potenze straniere – un reale beneficio.

Anche l’economista americano premio Nobel Paul Romer aveva sviluppato la medesima idea circa un decennio fa.

Nel 2009, disse che i paesi in via di sviluppo dovrebbero prendere in considerazione la cessione di parte del loro territorio a stati stranieri per  costruire  da zero le cosiddette “città a noleggio”. Nel 2008, l’allora presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana, aveva espresso interesse per l’attuazione del piano di Romer  nell’isola dell’Oceano Indiano.

Pensava, infatti, che due città di questo tipo potevano essere  costruite dove potevano vivere persone del luogo e migranti degli stati confinanti.

L’opposizione, invece, accusò  Ravalomanana di alto tradimento  provocando  la sua caduta nel 2009.

Anche l’allora presidente dell’Honduras, Porfirio Lobo Sosa, aveva espresso il proprio sostegno all’idea, affermando nel 2011 che le “città a noleggio” avrebbero migliorato  la vita degli honduregni offrendo posti di lavoro competitivi, salute e istruzione migliori e un sistema legale e di sicurezza di prim’ordine.

Il quotidiano indipendente dell’Honduras La Prensa disse che il piano avrebbe reso il paese “l’Hong Kong dell’America Centrale”.

Il sig. Sosa non riuscì  a metterlo in atto, in seguito a una reazione molto forte da parte delle opposizioni.

Così come in Europa, la migrazione è diventato un problema politico anche nelle Americhe dove molti honduregni fanno parte della carovana migratoria che si sposta verso il confine degli Stati Uniti. L’attuale governo honduregno spera, quindi, che la creazione di quelle che chiamano zone economiche speciali (ZES) favoriranno lo sviluppo.

Sebbene non abbia del tutto delineato i suoi piani, ha affermato che le ZES rientrerebbero sotto la giurisdizione delle leggi straniere e renderebbe l’Honduras, quindi, più attraente per gli investitori occidentali.

“Crediamo che quando queste speciali zone economiche prenderanno vita e le persone vedranno i risultati in termini di occupazione, i politici di tutti gli stati si convinceranno dell’idea, ha detto alla BBC il ministro dell’Economia Arnaldo Castillo.

Ma la resistenza all’idea rimane forte perché molti honduregni credono che le ZES andranno solo a beneficio dei ricchi e che creeranno comunità chiuse secondo regole diverse dal resto del paese.

Il sig. Romer, in un TED Talk del 2011, ha sostenuto che le città gestite dall’estero potrebbero essere un modello di governance efficiente e offrire una buona qualità della vita, impedendo alle persone di emigrare per motivi economici.

Alcuni sostenitori dell’idea vedono Hong Kong come un modello pratico sostenendo che il territorio cinese deve il suo sviluppo economico grazie al protettorato  britannico tra il 1841 e il 1997.

Ci sono anche tanti oppositori dell’idea,  “Creare un’economia di enclave sarebbe un’idea folle”, ha avvertito Ken Opalo della Georgetown University negli Stati Uniti. Tali città favorirebbero la migrazione interna a discapito dell’intera economia, senza risolvere la miriade di problemi degli  stati africani. “Sarebbe meglio lavorare attraverso le istituzioni statali”, ha affermato Opalo, aggiungendo che il modo migliore per aiutare il continente è investire nelle piccole e medie imprese per creare posti di lavoro. Anche la direttrice della comunicazione dell’Unione Africana (UA), Leslie Richer, ha respinto l’idea di città a gestione straniera, affermando che “è una risposta pigra” alle preoccupazioni sulla migrazione e “implica che l’Africa debba rinunciare alla propria sovranità”. Il piano di sviluppo dell’UA, chiamato Agenda 2063, è diametralmente opposto a quello di Mr Nooke. “Immagino che il nostro modello di crescita africana guiderà il miracolo africano. Sarà sostenuta un’alta crescita economica nel continente spinto dall’unità africana e dall’integrazione politica ed economica “, ha detto l’inviato dell’UA per lo sviluppo delle infrastrutture, Raila Odinga. Ma il signor Nooke è determinato a perseguire l’idea di città a gestione straniera, affermando che il progetto ” deve essere concepito in modo tale da evitare  il conflitto tra i governi europei e africani”. Musyoka è tra gli africani che sperano che tali città saranno costruite, dicendo che accetterà” il colonialismo volontario “a causa del fallimento di molti governi africani el fornire una vita migliore per la loro gente.


Fonte: PRPChannel

Noleggio dei veicoli commerciali: le strategie di Arval

di Marco Castelli

Il noleggio dei veicoli commerciali è un settore strategico per Arval. Che punta sull'organizzazione interna e su un network qualificato per l’assistenza e la manutenzione

Il noleggio dei veicoli commerciali, in termini di servizio, deve essere all’altezza del business del cliente. Ne è convinta Arval, che da due decenni mette in campo una strategia ben precisa e dedica tante risorse a questo importante comparto. 



“La nostra presenza nel settore dei veicoli commerciali è storica – esordisce Massimiliano Abriola, responsabile dell’area LCV di Arval Italia – E il nostro obiettivo, da sempre, è quello di aiutare il cliente nel realizzare le performance che si è prefissato”. L’offerta di Arval, quindi, comprende, in primis, il veicolo, con le sue dotazioni e gli allestimenti, e, in secondo luogo, i servizi ad esso collegati.

Un esempio concreto? “Le nostre officine mobili sul territorio che, dopo una prima fase pilota nel 2018, vedranno il loro lancio effettivo nel 2019 e, con la loro attività, contribuiranno a ridurre al minimo i fermi” spiega Abriola.

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NOLEGGIO DEI VEICOLI COMMERCIALI: UN SETTORE STRATEGICO

Arval dedica diverse risorse al mondo dei veicoli commerciali. “Da una parte, possiamo contare su un network qualificato sul territorio italiano – prosegue il manager – caratterizzato da almeno un migliaio di ‘point LCV ready’. Dall’altra parte, abbiamo creato un vero e proprio centro di competenza interno”.

Oltre al responsabile della divisione, infatti, in azienda ci sono i cosiddetti ‘LCV Expert’ e ‘LCV Specialist’, che coordinano la rete sul territorio, supportano i clienti e gestiscono i processi interni.

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L’IMPORTANZA DEI VEICOLI COMMERCIALI

L’incidenza del noleggio dei veicoli commerciali sul totale del business di Arval è considerevole. Oggi un quarto della flotta gestita dalla società di noleggio è costituito da LCV: un numero sorprendente, se si pensa che il parco sul territorio nazionale raggiungerà presto il traguardo delle 200mila unità.

Anche gli allestimenti, in questo ambito, hanno una grande importanza: basti pensare che, come sottolinea Abriola, “un quinto dei veicoli commerciali che gestiamo presenta un allestimento interno funzionale all’attività del driver per l’efficientamento del business aziendale”.

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VEICOLI COMMERCIALI ELETTRICI: UN TREND 

Il fenomeno sempre più importante dell’e-commerce e il cosiddetto “trend dell’ultimo miglio” stanno spingendo le aziende a scegliere sempre più i veicoli commerciali elettrici. Già oggi, nella flotta Arval, è presente circa 1 veicolo “alternativo” ogni 9 diesel.



per supportare il processo di transizione energetica delle flotte, Arval ha studiato allo scopo una nuova metodologia, lo SMaRT Approach (Smart Mobility & Sustainability Targets). Si tratta di un processo in 5 fasi che parte dagli obiettivi di sostenibilità, analizza la flotta in essere, valuta le alimentazioni corrette per ogni tipologia di driver e di utilizzo del veicolo ed eventuali nuove forme di mobilità, per poi valutare i risultati raggiunti dall’azienda e programmare un nuovo ciclo con stimoli, opportunità e target rinnovati.

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Fonte: FleetMagazine