L'ecotassa e l'ecobonus sono destinate ad incidere in maniera significativa sul mercato dell'auto: non solo sui numeri, ma, come sottolinea Anfia, anche sull'occupazione e sulle entrate erariali.
Quanto impatteranno ecotassa e ecobonus sul mercato dell’auto 2019? La domanda è di stretta attualità, considerato che, dopo un 2018 in leggero calo per il settore delle quattro ruote, il provvedimento del bonus-malus sulle emissioni di CO2 dei veicoli nuovi rischia di dare seriamente uno schiaffo al comparto automotive. E non solo.
A livello di numeri si stima che si possa creare un delta di decine di migliaia di unità tra il malus creato dalla tassazione e il bonus dell’incentivo sulle auto a basse emissioni. Ma come vedremo non è solo un problema di cifre.
Approfondisci: cosa ci dobbiamo aspettare dal mercato dell’auto 2019?
COSA PREVEDONO L’ECOTASSA E L’ECOBONUS
La misura partirà dall’1 marzo 2019 e prevede un ecobonus per chi acquista fino al 31 dicembre 2021 un veicolo M1 nuovo con bassissime emissioni di biossido di carbonio e con prezzo di listino non superiore a 50.000 euro, Iva esclusa. Il rimborso avverrà mediante compensazione con il prezzo d’acquisto.
L’ecotassa, invece, è prevista per chi acquista nello stesso periodo un veicolo M1 nuovo di fabbrica con emissioni di biossido di carbonio superiori a 160 g/km.
IL CALO DEL MERCATO AUTO
Il primo impatto, già accennato prima, potrebbe ricadere sul mercato, che negli ultimi mesi del 2018 ha già fatto registrare una flessione. Chiaro che, considerando l’offerta delle Case Costruttrici, l’ecotassa sia destinata a pesare in misura maggiore sugli acquisti rispetto all’ecobonus. Di sicuro, quindi, la misura non favorirà certamente il rinnovo del parco auto circolante.
Risultato: più veicoli Euro 4, Euro 3, o addirittura ancora più vetusti (leggi qui il nostro approfondimento sulle classi ambientali delle auto) sulle strade. Ci sono poi altri fattori da tenere in considerazione, come spiega bene Anfia.
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PENALIZZATE OCCUPAZIONE E ENTRATE ERARIALI
Secondo Anfia, ci potranno essere ripercussioni sia sull’occupazione, sia sulle entrate erariali. Senza contare che la normativa non tiene ancora conto del ciclo di omologazione WLTP, entrato in vigore il primo settembre scorso.
“Questa nuova e ulteriore tassa sugli automobilisti, oltre a non avere impatti ambientali significativi – sottolineano dall’associazione -, potrebbe portare particolari problemi sul fronte occupazionale industriale e delle reti di vendita, ma anche per le entrate dello Stato: meno veicoli prodotti e meno veicoli venduti corrispondono a meno imposte incassate: nel 2017 la contribuzione derivante dall’acquisto dei veicoli – versamento Iva e IPT – è stata di 9,4 miliardi di euro”.
Una cifra non certo indifferente, che comunque costituisce un ulteriore fattore di penalizzazione creato da questo provvedimento.
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Fonte: Fleet Magazine