Mobility

Visirun: l’evoluzione del driver grazie alla telematica

Con il manager di Visirun Alberto di Mase esaminiamo come sono cambiate le flotte e gli autisti commerciali, tra emergenza Covid e tecnologia.

La gestione della flotta è molto più che il semplice monitoraggio dei veicoli. La vita di un driver è cambiata radicalmente negli ultimi anni, con la tecnologia che ha giocato un ruolo fondamentale in questa evoluzione.

DRIVER E TELEMATICA

Un uomo e il suo veicolo “si sono trasformati in un tutt’uno, dotato di una cassetta degli attrezzi digitale. I conducenti sono parte di organizzazioni iperconnesse unite dalla tecnologia in un modo del tutto nuovo”, sintetizza Alberto Di Mase, country marketing manager per l’Italia di Visirun – A Verizon company.

La sfida del Covid

Negli ultimi mesi, a tutto questo si è aggiunta la sfida posta dall’emergenza Covid-19. “Una nostra recente ricerca ha rilevato che in Italia, tra metà di febbraio e aprile 2020, gli autisti commerciali hanno visto ridurre le ore guidate di quasi il 40% a causa delle misure implementate in risposta all’emergenza Covid. La maggior parte delle aziende sta ora mostrando una capacità di recupero che non sarebbe stata possibile senza le attuali tecnologie”, spiega di Mase.

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Il ruolo mutevole dell’autista commerciale non può essere valutato senza inquadrare il suo lavoro alla luce della pandemia globale, che ha determinato blocchi ai trasporti e cambiamenti alla stessa catena di approvvigionamento. In questo contesto, i dispositivi mobile e il cloud hanno aiutato a connettere intere organizzazioni dalla prima linea al back-end, permettendo alle aziende di portare avanti le operazioni e di adattarle quando ne avevano più bisogno. Ed è stato proprio questo che ha permesso alle imprese e ai lavoratori del settore delle flotte commerciali di ripartire con maggior slancio.

DRIVER E AZIENDA

Nell’era attuale, i singoli driver sono più importanti che mai. Indipendentemente dal fatto che facciano parte di una piccola impresa o di una compagnia internazionale, non sono più considerati una risorsa “remota” dal momento in varcano il cancello dell’azienda, ma un’estensione della stessa.

Questo è stato possibile creando un flusso costante di dati e interazioni che vengono inviati al team operativo dell’organizzazione tramite una piattaforma basata su cloud, garantendo che tutti gli aspetti della rete siano ottimizzati, ma soprattutto, aiutando intere aziende a operare durante la crisi globale.

Ma quali sono state le pietre miliari che hanno determinato l’evoluzione dei driver da singoli operatori a parti vitali di un sistema connesso, modificando contestualmente l’esperienza di guida?

Non solo telematica di base

Quando fu introdotta, la telematica consentiva ai Fleet Manager di vedere dove andavano i loro conducenti, i chilometri percorsi e il carburante consumato. A questa innovazione, i driver hanno risposto prestando maggiore attenzione a come guidano e gestiscono i loro veicoli.

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Successivamente, hanno fatto il loro ingresso software intelligenti che forniscono maggiori informazioni sulle prestazioni di autisti e flotte attraverso l’aggregazione e l’analisi dei dati. Questi servizi software-based hanno consentito ai manager di misurare le variabili delle prestazioni dei conducenti come frenate brusche, velocità e consumo di carburante, attraverso informazioni raccolte e archiviate in cloud, facilitando la gestione da remoto dei driver.

Spiega di Mase: “Il software “Mobile Enterprise Management”, o MEM, era in grado di collegare le risorse in modo più stretto di quanto fosse possibile in precedenza. In un contesto di flotta, ha consentito a veicoli e conducenti di comunicare e interagire in tempo reale, ottenendo informazioni come le condizioni stradali, le prestazioni del conducente e l’allocazione del lavoro, che potrebbero essere utilizzate per un utilizzo più intelligente dei mezzi e per pianificarne in modo migliore la manutenzione”.

Un passo in avanti verso la sicurezza

Connettere gli autisti commerciali e garantire che possano comunicare tra loro ha indubbiamente contribuito a rivoluzionare la gestione della flotta, anche in termini di sicurezza ed efficienza.  

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Commenta il manager di Visirun: “L’integrazione della dash cam, ad esempio, può essere determinante per ridurre gli incidenti stradali. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un miglioramento significativo della qualità video grazie a obiettivi a risoluzione più elevata o live streaming tramite tecnologia 4G. Inoltre la recente introduzione dell’IA per analizzare i filmati e identificare gli incidenti che necessitano di revisione trasformerà la loro funzionalità e contribuirà a semplificare, per i drive i per i gestori di flotte, sia la risposta agli incidenti sia le pratiche assicurative in caso di risarcimento”.

Anche il geofencing sta avendo anche un impatto significativo sulla sicurezza e l’efficienza del conducente. Stabilire zone delimitate in cui i conducenti devono operare consente loro di svolgere il lavoro in modo ottimale, seguendo percorsi migliori e riducendo le emissioni inquinanti. Inoltre questa tecnologia è utile in caso di furto. In questo modo, i driver fanno parte di un sistema più ampio, che si assume alcune delle responsabilità al posto loro.

Mobilità: meno traffico, più due ruote

Dopo il boom delle cosidette “zone 30”, si pensa agli autovelox di quartiere e alle strade urbane ciclabili. Per andare in ufficio, molti di noi si affideranno al mobility manager. Ecco alcune delle novità che ci libereranno dagli ingorghi e ci faranno perfino risparmiare tempo

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Un primo segnale è arrivato a inizio anno con l’equiparazione dei monopattini elettrici alle bici. Poi il Decreto Rilancio ha aperto la strada alle corsie ciclabili di emergenza. Oggi, le novità attese lo confermano: spinta dallo tsunami della pandemia, la rivoluzione della mobilità cittadina sta per arrivare.

Il nuovo codice della strada a favore delle bici

Finalmente, via libera alle bici, alla micromobilità e alla sostenibilità. A confermarlo è il nuovo Codice della strada, al vaglio del Parlamento e che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi mesi: «Molte delle proposte sono partite dai Comuni italiani, impegnati ad affrontare la nuova mobilità al tempo della pandemia, con provvedimenti storici a tutela dei ciclisti e dei pedoni» spiega Matteo Dondé, architetto urbanista esperto in pianificazione della mobilità ciclistica e moderazione del traffico. Qualche esempio? «L’introduzione delle strade urbane ciclabili, una nuova tipologia di strada dove le automobili possono viaggiare massimo a 30 chilometri orari, ma con priorità e precedenza alle biciclette e questo significa, per esempio, potersi muovere su due ruote e in sicurezza sui controviali di grandi strade di scorrimento cittadine» spiega l’esperto. «Ma è attesa anche l’introduzione di autovelox nelle strade di quartiere per ridurre la velocità sui tratti urbani». Tra i provvedimenti il “doppio senso ciclabile” nelle zone 30 (le bici circoleranno anche nel senso opposto a quello di marcia degli altri veicoli) e le zone scolastiche a protezione dei pedoni e dell’ambiente, con vie d’accesso segnalate e la possibilità di divieto o limitazione di circolazione.

Chi è il mobility manager

L’obiettivo è quello di garantire a tutti il diritto alla mobilità, tentando di ridurre traffico, numero di incidenti stradali e ripercussioni sull’ambiente. Lo stesso che ispira le linee guida dei Pums, i nuovi Piani urbani della mobilità sostenibile, promossi dall’Unione Europea e ora al vaglio in tutta Italia. «Al momento sono 172 le città che stanno discutendo il proprio Pums: 39 sono stati approvati, 35 adottati e molti, 98, in fase di redazione» dice il presidente dell’associazione Euromobility, Lorenzo Bertuccio. A contare non sono solo gli interventi di carattere strutturale. Qualche esempio? «L’istituzione della figura del mobility manager» risponde Bertuccio. «È il responsabile della gestione efficiente degli spostamenti casa-ufficio, appena resa obbligatoria dal Governo per tutte le aziende con più di 100 dipendenti; e poi iniziative come il “bike to work” ovvero i rimborsi chilometrici da parte del Comune per chi va al lavoro in bici, già operativi a Bari e Cesena e presto in sperimentazione anche a Torino e a Modena». Per arrivare a togliere il traffico dalle città e dare la strada alle persone.



Come cambia l'uso dell'automobile

Il mezzo di domani si noleggerà, si userà con leggerezza e si restituirà quando si avrà voglia di cambiare. Con grande risparmio di tempo e soldi spesi per la manutenzione della macchina di proprietà

Le nuove parole d’ordine tra gli automobilisti sono libertà, versatilità e sostenibilità (anche economica). Lo conferma anche l’ultimo rapporto Aniasa, l’associazione del settore mobilità di Confindustria: se l’auto resta il mezzo preferito dagli italiani, con il tasso di motorizzazione più alto di Europa (656 auto ogni mille abitanti) il 70 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver posticipato l’acquisto dell’auto in attesa di nuovi incentivi e nuove formule flessibili: «Permettono di minimizzare le uscite nell’immediato e di avere una maggior liquidità per altre spese» afferma Alessandro Ascione, giornalista di automotive per Al Volante e autore del blog alessandroascione.com. Ecco le formule più gettonate e i nuovi trend in arrivo.

Il car sharing a lungo termine

Il Car sharing, l’auto condivisa a noleggio, conta ormai più di 2 milioni di utenti in tutta Italia ma il suo successo non accenna a fermarsi: le previsioni annunciano un aumento del 30 per cento ogni anno fino al 2022. La grande novità in arrivo? «Il car sharing a lungo termine» sostiene l’esperto. «In pratica, non solo puoi usare l’auto per brevi spostamenti in città, ma anche per più giorni, fino a un massimo di un mese, scegliendo il modello più adatto alle tue esigenze». Prenoti via app, ritiri all’indirizzo richiesto, paghi solo una tariffa forfettaria (ad esempio, una city car ti costa una cinquantina di euro al giorno) e poi 0,19 centesimi al chilometro. Per ora è attivo a Roma, Milano e Torino (sharetogo.com).

Il noleggio a lungo termine

Secondo le previsioni di Dataforce è l’unico settore che segnerà una costante crescita nei prossimi tre anni. «È l’ideale per chi vuole un’auto “senza pensieri”» dice Ascione. «Si tratta di un vero e proprio contratto di affitto che permette di noleggiare un veicolo dai due ai quattro anni, dietro il pagamento di un canone». Il punto forte? «La rata fissa è “all inclusive”: comprende assicurazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, assistenza stradale». L’ultima novità? «L’abbonamento che ti permette di prenotare e ritirare l’auto che preferisci ovunque ti trovi» spiega l’esperto. In pratica, scegli un pacchetto annuale (Car Cloud di Leasys, da 199 euro al mese) e non solo puoi cambiare tutti i modelli che vuoi all’interno della tua categoria ma puoi prenotarla e ritirarla in molte città italiane».

Cos'è il Buy Back

Buy Back è una via di mezzo tra il leasing e il noleggio a lungo termine. «In pratica versi un acconto o permuti la vecchia auto, paghi le rate per tre anni e poi puoi decidere se versare una maxi-rata per tenere l’auto oppure se dare la vettura in permuta per un’altra dello stesso marchio con la medesima formula o infine se restituire il veicolo alla concessionaria» spiega il giornalista Alessandro Ascione. Il vantaggio? «Permette a chi non sa se rinunciare all’auto di proprietà di tenersi tutte le porte aperte e di optare per modelli di fascia medio alta, contenendo la spesa».


Come stanno cambiando le due ruote

Gli italiani si sono innamorati di bici, monopattini e scooter a emissioni zero. Merito sicuramente dei bonus ma anche del design, accattivante e avveniristico, e delle batterie che presto saranno così leggere e così potenti da potersene quasi dimenticare.

È il boom delle e-bike e degli e-scooter

Il modo di muoversi sta cambiando a gran velocità. Soprattutto nelle metropoli, come Milano e Roma, dove si moltiplicano i mezzi a due ruote, anche elettrici. Lo confermano i dati dell’Ancma: nel solo mese di giugno le bici (a pedalata assistita e non) hanno segnato un +60%. Ma anche le vendite di ciclomotori elettrici sono cresciute del 38%, mentre per gli e-scooter è stato un vero e proprio boom (+138%). Sicuramente i 190 milioni di euro messi a disposizione con il bonus bici e lo sconto fino al 40% dell’ecobonus hanno trainato le vendite. Ma c’è dell’altro, come sostiene Simone Franzò del Politecnico di Milano, direttore dello Smart mobility report (energystrategy.it). «Motorini, biciclette e monopattini elettrici piacciono a chi ha a cuore il tema della sostenibiltà ambientale anche perché fanno andare più in fretta e si posteggiano ovunque». E nelle nostre città super trafficate, con velocità dichiarate da Confcommercio tra i 7 e i 15 km orari, non è cosa da poco. «Senza contare che ora questi mezzi vanno per la maggiore per un motivo più che mai attuale. Possono sostituire, in parte o totalmente, il trasporto pubblico dove il distanziamento sociale è difficile da garantire» aggiunge l’esperto. «Utilizzarli richiede un cambiamento di abitudini e di mentalità che non è così immediato. Ma le città stanno cambiando. Solo a Milano, in pochi mesi, sono state create ciclabili per 23 km e ci sono piani ambiziosi anche in tante altre realtà urbane». Se anche tu ti stai orientando verso un mezzo green, qui scopri quale fa per te.

I monopattini elettrici, ideali sulle brevi distanze

I monopattini elettrici che vanno per la maggiore sono quelli dello sharing, però in giro si iniziano a vedere anche tanti mezzi privati. «Sono divertenti e ti fanno scattare nel traffico, ma possono diventare pericolosi perché hanno le ruote piccole e il baricentro alto che li rende instabili soprattutto sulle strade disconnesse delle nostre città» avverte Michele Moretti, responsabile settore moto e relazioni istituzionali di Ancma. «Sono veicoli leggeri e maneggevoli, che puoi ricaricare come si fa con il telefonino e diventano ideali per percorrere il cosiddetto ultimo miglio». E, in effetti, piacciono soprattutto per raggiungere il luogo di lavoro, magari dalla stazione del treno o da un parcheggio periferico, evitando così le code. «È un errore, però, equipararli alle biciclette, perché hanno caratteristiche diverse. Anche solo segnalare la svolta a destra e sinistra, allargando il braccio, non è facile da un monopattino» sostiene Piero Nigrelli, direttore settore ciclo Ancma. In commercio ci sono diversi modelli, ma generalmente hanno un’autonomia che varia tra i 20 e i 35 km e un prezzo che varia dai 200 agli 800 euro.

La bici a pedalata assistita, perfetta sulle medie distanze

«Per distanze più elevate, tra i 7 e gli 8 km e anche di più se sei già abituata a muoverti in bici, il mezzo migliore è la bicicletta a pedalata assistita» dice Nigrelli. «I modelli più nuovi hanno tutti la batteria estraibile, che non pesa più di 3 kg e ricarichi in un’oretta, spendendo pochi centesimi. E l’impianto di illuminazione è efficace come quello dei motorini, dato che le luci sono collegate alla batteria per dare tutta la sicurezza che serve anche di notte». Il motore assiste il ciclista fino a 25 km orari, ma se spingi con i pedali vai molto più forte. Le e-bike sono sicure, stabili e si districano agevolmente nel traffico. In media garantiscono un’autonomia di 50 km, che può arrivare fino a 80 con un uso sapiente e non c’è che l’imbarazzo della scelta: dalle pieghevoli alle cargo. Quello che spaventa ancora è il prezzo. «Per una buona e-bike occorre spendere da 1.300 a 2.500 euro. Ma può valerne la pena visto che restituisce tutti i piaceri della bici tranne la fatica» conclude l’esperto.

E-scooter, in città e non solo

«In città sono perfetti gli scooter elettrici con il targhino, i cinquantini di una volta, che vanno al massimo a 50 km all’ora. Fanno circa 50 chilometri con un “pieno” di batteria e hanno costi di manutenzione bassi, oltre a spese irrisorie di elettricità. Per chi vuole viaggiare a velocità superiori (circa 70 km orari) ci sono e-scooter che garantiscono autonomie di un centinaio di chilometri» dice Michele Moretti. Entrambi montano un motore elettrico, ma danno performance identiche a quelli a benzina. Il loro neo è la batteria, perché è vero che si può sfilarla per ricaricarla, però è ancora molto pesante (da 7 a 10 kg). A loro favore c’è il prezzo, tra 2.500 e 5.000 euro, che è ancora più appetibile fino al 31 dicembre, grazie all’ecobonus che fa risparmiare dal 30% al 40% del costo di listino. E il futuro cosa riserva? «Il mondo dell’auto sta marciando in modo deciso verso l’elettrificazione, anche perché la Commissione europea ha posto degli obiettivi molto stringenti rispetto al tema della mobilità green» dice Moretti. «C’è da aspettarsi quindi che, tra non molto, le batterie di questi mezzi saranno di gran lunga migliori in termini di capacità e leggerezza».


Fonte: https://www.donnamoderna.com/news/speciali/unnuovofuturo/mobilita-bici-scooter-elettrico-car-sharing

Addio Android Auto, è in arrivo Android Automotive

di Maria Francesca Moro

Pur continuando a evolvere e implementare Android Auto, Google sta lavorando a un progetto molto più grosso: si tratta di Android Automotive, vero e proprio sistema operativo per gestire infotainment e vettura.

A poche settimane dal lancio di Android 11, Google ha in serbo una nuova sorpresa, dedicata al settore automotive e in arrivo entro la fine dell’anno. Si tratta di Android Automotive, erede più evoluto del già diffusissimo sistema operativo Android Auto.

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Il nome è quasi identico, così come l’obiettivo di offrire al guidatore un’interfaccia efficiente ma lungi da distrazioni. La tecnologia, però, è tutta diversa e decisamente più evoluta. Android Automotive sarà in grado di interagire in modo più completo con il veicolo, offrendo numerose funzioni in più rispetto Android Auto.

Approfondisci: Le auto connesse saranno la mobilità del futuro?

Cosa fa Android Auto

La piattaforma originale è nata nel 2015 ed è ormai disponibile su oltre 400 modelli di auto. La sua funzione principale è quello di far comunicare la vettura con lo smartphone Android. Il software permette al guidatore di visualizzare e utilizzare le proprie applicazioni Android mobile sullo schermo del veicolo. Ad esempio, Android Auto permette di leggere e rispondere a messaggi WhatsApp o ascoltare la musica su Spotify. Affinché il sistema funzioni, è necessario collegarlo alla connessione dello smartphone.

Leggi anche: Le 20 migliori app per automobilisti

Cosa farà Android Automotive

Mentre Android Auto è un software da aggiungere al sistema di infotainment già presente sul veicolo, Android Automotive è un vero e proprio sistema operativo, che si sostituisce a quello dell’auto. Nello specifico, integra e governa tutti i dispositivi elettronici di cui la vettura è fornita. Infatti, non avrà bisogno di uno smartphone per funzionare.

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Android Automotive sarà in grado di fare tutto ciò che già fa Android Auto, ma non solo. Il nuovo programma sarà in grado di gestire le funzionalità del mezzo, ad esempio, impostando climatizzazione e riscaldamento. Tra le funzioni più interessanti, la possibilità di impostare profili completi dei guidatori, così che l’altezza dei sedili, il volume della musica e la posizione degli specchietti si adatti automaticamente al driver di turno.


Fonte: FleetMagazine

Noleggio auto elettrica: l’e-car sharing si fa spazio in Italia

Sono sempre di più i Comuni che danno spazio al noleggio dell’auto elettrica, sotto forma di car sharing. Il trend è mondiale e in Italia cresce il gradimento

A cura di: Andrea Ballocchi

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Indice degli argomenti:

Il noleggio dell’auto elettrica si fa sempre più strada. Secondo Technavio il mercato specifico raggiungerà i 7,14 miliardi di dollari nel periodo 2020-2024, progredendo a un CAGR dell’11% nel periodo analizzato.

L’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano conferma che l’idea del noleggio elettrico si fa strada in Italia. Già oggi il 39% degli italiani ha usato almeno una volta un servizio di car sharing o car pooling.

Inoltre più di un comune su tre con popolazione oltre i 25mila abitanti ha avviato almeno un progetto (36%) nel triennio 2017-2019, e questi si aggiungono al 39% che lo aveva già attivato prima del 2017. Le applicazioni più diffuse sono legate alla mobilità elettrica (21%). La smart mobility, di cui i veicoli elettrici sono parte integrante, coinvolgono in primis i Comuni, ma anche le municipalizzate (24%)
oltre a università e centri di ricerca (15%).

Le amministrazioni pubbliche, quindi, hanno un ruolo basilare nel promuovere il noleggio a breve termine o condiviso delle auto elettriche. Ecco le strategie di alcuni Comuni d’Italia.

Car sharing: cos’è e quali sono le iniziative a livello regionale

Il car sharing è una forma di noleggio (letteralmente significa “auto condivisa) che permette di usufruire di un veicolo su prenotazione noleggiandolo per breve tempo, pagando per l’uso effettivo.

Esiste il car sharing a flusso libero o station based. Nel primo caso, l’auto prelevata può essere riconsegnata in qualsiasi punto dell’area prevista dal servizio; nel secondo, l’utente preleva e riconsegna l’auto in aree definite. Di regola si può usufruire dei servizi di car sharing, scaricando un’app e registrandosi: è necessario disporre di carta di credito, per il pagamento. Una volta effettuata l’iscrizione si ricerca la vettura più vicina con lo smartphone e la si prenota.

Un esempio station based è E-Vai, il primo car-sharing elettrico regionale, integrato con il sistema ferroviario lombardo. È promosso da Regione Lombardia, Gruppo Fnm e Ferrovie nord. Molti Comuni lo hanno adottato, anche i piccoli: è il caso, per esempio, di Maccagno con Pino e Veddasca (Varese) poco più di 2 600 abitanti, prima amministrazione locale ad averlo attivato, nel 2018.

Un esempio di car sharing elettrico a flusso libero, invece, è Corrente. È attivo a Bologna, Ferrara e Casalecchio di Reno e dispone di un parco auto di 240 Renault Zoe. Il servizio è gestito dal consorzio Omnibus, diretto da Trasporto Passeggeri Emilia-Romagna (società di trasporti pubblici i cui principali soci sono Regione Emilia Romagna e Comune di Bologna), con la partecipazione di Saca e Cosepuri. Sospeso nel periodo del lockdown causa Covid-19, è ripartito lo scorso maggio.

Car sharing elettrico: cosa succede in città

Nelle metropoli come Milano e Torino il car sharing è offerto da diverse società, che si differenziano per modalità del servizio e tariffe applicate, in ogni caso c’è l’opzione elettrica.

Una proposta 100% elettrica è quella di Sharengo, attiva a Roma, Milano, Firenze e Modena.
Firenze ha da poco pubblicato il bando per la sharing mobility: è un avviso pubblico per la manifestazione di interesse per individuare soggetti interessati a svolgere il servizio di car sharing, ma anche di scooter elettrico e monopattino elettrico sharing sul territorio comunale fiorentino.
Lo stesso accade a Latina con la ricerca di operatori interessati.

Anche nel Sud Italia la formula si sta affermando in città: a Palermo e a Catania è attivo amiGO servizio di car sharing sul territorio siciliano, Promosso e gestito dall’AMAT Palermo, che propone anche noleggio elettrico; a Napoli invece è appena partito Amicar, car sharing con auto elettriche, promosso da Gesco, un gruppo di imprese sociali attivo in città dal 1991. Da segnalare anche 4USMobile, servizio pugliese di car sharing elettrico a flusso libero che intende coprire tutto il basso Salento.

Noleggio auto elettrica: le mosse delle Case automobilistiche

Nel mondo dell’automotive comincia a farsi strada l’idea del noleggio dell’auto elettrica, senza l’acquisto. È l’idea che ha avuto, per esempio, Citroën con la minicar elettrica Ami One. In pratica ha lanciato in Francia la formula che prevede il solo affitto, con la formula del noleggio a lungo termine a 19,99 euro al mese, per 48 mesi e con un anticipo di 2.644 euro. Anche in Italia è previsto il suo arrivo con una formula e costi simili.

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La rivale Kia sta pensando seriamente a lanciare una proposta simile alla citycar elettrica Citroën. La Renault, che sull’elettrico è una pioniera, per la propria Zoe propone l’acquisto con la formula che prevede anche l’opzione della batteria a noleggio.


Noleggio a ore: il lato flessibile del Rent a Car

di Maria Francesca Moro

Sempre più popolari, i servizi di noleggio a ore consentono di noleggiare un’auto giusto per il tempo necessario. Con tariffe convenienti e servizi tipici del noleggio a breve e medio termine.

Flessibilità: parola che ha assunto la funzione di mantra per tutti gli operatori dell’automotive. Che si tratti di case automobilistiche, concessionarie o società di noleggio, a tutti è richiesta la stessa capacità di adattarsi alle mutevoli contingenze della ripartenza.

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I primi a adattarsi, d’altronde, sono stati i clienti. I cittadini tutti, che hanno modificato il proprio modo di muoversi all’insegna del distanziamento sociale e della sicurezza. A loro pensano i nuovi prodotti proposti dalle società di noleggio, sempre più personalizzabili. Tra questi, il premio agilità spetta senza dubbio alle proposte di noleggio a ore.

Approfondisci: Noleggio auto, un’estate in crescita: il settore ha ripreso a correre

NOLEGGIO A ORE: COME FUNZIONA

È molto semplice: con il noleggio a ore è possibile noleggiare una vettura per il tempo di cui si ha bisogno, pagando in base alle ore di utilizzo. Formula perfetta per svolgere commissioni, fare una gita fuori porta, recarsi a un incontro o, ad esempio, raggiungere l’aeroporto.

Le tariffe sono decisamente convenienti e comprendono anche servizi tipici del noleggio a breve e medio termine come assistenza stradale e assicurazione. A questi si aggiungono spesso la possibilità di conducenti aggiuntivi e la consegna in un luogo diverso da quello del ritiro.

Leggi anche: Il noleggio a medio termine può essere una risorsa per in Rent a Car?

Easy Shuttle di Europcar

Europcar propone diverse formule di noleggio orario, da 3 o 6 ore, con tariffe a partire rispettivamente da 39€ e 54€. Per gli animali notturni è disponibile anche la formula By night, con ritiro tra le 18:00 e le 24:00 e riconsegna entro le 10:00 del giorno dopo.

Tutti i pacchetti Easy Shuttle prevedono il noleggio a lasciare gratuito, chilometraggio illimitato, limitazione di responsabilità per danni (CDW) e furto (TW), oneri ferroviari e aeroportuali, servizio di rifornimento carburante e assistenza stradale 24h.

Hertz 369

Flessibilità totale con Hertz 369, il noleggio a ore che offre la disponibilità di noleggiare un’auto o un furgone per 3, 6 o 9 ore. L’offerta comprende anche l’opzione Noleggi a lasciare (RIHLIT), che consente di prelevare e consegnare il veicolo in sedi diverse senza costi aggiuntivi.

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Il pacchetto da 3 ore prevede 100 km inclusi. Sono 200, invece, i chilometri concessi dal noleggio di 6 ore, mentre il chilometraggio del pacchetto da 9 ore corrisponde a 300km. Tutte e tre le opzioni garantiscono assistenza stradale 24h.

Tariffe orarie 6/12h Locauto

Il tempo è prezioso, e anche conveniente nelle tariffe orarie di Locauto. La società consente, ad esempio, di ritirare la vettura alle 9 di mattina e poi riconsegnarla entro le 15:00 o le 21:00, scegliendo l’opzione da 6 o 12 ore. A un prezzo scontato fino al 40% rispetto alle tariffe giornaliere.

Inclusi nel pacchetto anche i servizi di car pooling, che consente la guida a un massimo di 5 conducenti, e di viaggio a lasciare, per riconsegnare il veicolo in una sede differente da quella di ritiro senza costi aggiuntivi. Possibile, inoltre, configurare il noleggio con la copertura completa Dont’t Worry a un prezzo scontato.

LE PROPOSTE DELLO SHARING

Le tariffe orarie avvicinano le società di noleggio ai servizi di sharing, nati appositamente per consentire un utilizzo breve delle vetture. D’altro lato, anche gli operatori di sharing si muovono verso i noleggiatori, offrendo soluzioni orarie e giornaliere. È il caso di Share Now (scopri come funziona) che offre ai propri utenti pacchetti da 2, 3, 6 e 9 ore. Tutti caratterizzati da una tariffa fissa che comprende, oltre a un chilometraggio prestabilito, anche carburante e assicurazione.


Fonte: FleetMagazine