Coronavirus, auto: la crisi potrebbe perdurare per almeno 3 anni

La forte crisi, che sta investendo il settore automotive e tutta la sua filiera, potrebbe riversare pesanti conseguenze non solo sulle Case costruttrici e aziende del settore ma anche sulle concessionarie per almeno tre anni dalla “fine” dell’epidemia.

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Ad aver risentito della forte crisi economico sanitaria, scatenata dal Coronavirus, e delle necessarie misure restrittive imposte dal governo, interventi che hanno portato al distanziamento sociale e alla chiusura di numerose attività commerciali e industriali, è stato sicuramente il mercato del settore auto. Una vera e propria batosta che ha fatto scendere in picchiata tanto il comparto del nuovo quanto quello dell’usato come mai prima d’ora. A risentirne sono stati naturalmente anche i concessionari e gli autosaloni che con la chiusura hanno avuto una ulteriore mazzata in periodo già di certo non molto florido per tutto il settore automotive. Se, infatti, i mesi di gennaio e febbraio avevano già registrato una leggera inflessione rispetto ai corrispettivi mesi del 2019, è il mese di marzo e molto probabilmente lo sarà anche quello di aprile ad aver avuto il tracollo maggiore con un -85,42% rispetto all’anno prima fatto segnare in Italia dal mercato delle auto nuove. Le immatricolazioni di nuove auto sono infatti scese dal precedente dato di 194.302 a quelle attuali di sole 28.326 auto. Un calo apocalittico che fa seguito a due mesi già non troppo fiorenti (gennaio e febbraio) che avevano fatto registrare già un calo intorno al -35,47% con le immatricolazioni scese da 538.067 a 347.193 unità.

Quasi tutte le Case costruttrici hanno fatto segnare perdite importanti (Opel -92,55%, FCA -90,28%, Volkswagen -84,61% e PSA -89,24%), poche sono riuscite a contenere i danni (Suzuki -57,49%, Subaru -47,59% e Porsche -45,04%) mentre solo Tesla è l’unica a esser cresciuta anche a marzo. Come se non bastasse a dare una ulteriore mazzata quantomeno al morale ci pensano i dati relativi alla vendita di auto usate che sempre in Italia e nello stesso mese di marzo 2020 hanno fatto segnare un crollo di ben il 59,1% con il numero delle radiazioni che ha superato quello delle immatricolazioni. A dare ancora maggiore sconforto sono i numeri dei primi giorni di aprile 2020 che lo classificano già come con ogni probabilità il peggior mese nella storia dell’auto. Le immatricolazioni sono crollate ulteriormente dal -85,4% di marzo a quasi il 100% della prima metà di aprile. Un drastico calo che ha portato il numero di auto vendute giornalmente da 5.000 in periodo pre crisi a 50 in questo periodo di crisi. Periodo nero che naturalmente non ha colpito solamente l’Italia,anche se è quella messa peggio, ma anche gli altri Stati europei, portando l’intera Europa a registrare a marzo un calo di ben il -51,8% rispetto a marzo del 2019. A salvarsi solamente le nazioni del Nord Europa che, avendo sentito meno l’effetto della pandemia, hanno contenuto il calo in un massimo -0,9%.

Per la stessa Unrae, infatti, nei prossimi mesi si potrebbero delineare due diversi scenari: un primo scenario più ottimistico che vede la ripresa della mobilità e delle attività a giugno 2020 con una perdita di circa 600.000 immatricolazioni in un anno rispetto al 2019; un secondo scenario più catastrofico che vede la ripresa solo a settembre e con una perdita di circa 1.000.000 di immatricolazioni in un anno rispetto al 2019, scenario catastrofico che potrebbe portare alla possibile chiusura di un 10-20% delle concessionarie con notevoli ricadute occupazionali. Le aziende sono a secco di liquidità e l'impatto della crisi scatenata dal coronavirus può essere devastante. Perché colpisce una filiera che ha imponenti investimenti ed elevati costi fissi in strutture e personale. E l’Italia, oltretutto, è anche il mercato al momento più colpito. La situazione è drammatica anche nel settore del noleggio e delle flotte aziendali rappresentato da Aniasa. Marzo ha chiuso con un pesante -88%. In questo caso il presidente Massimiliano Archiapatti chiede al governo il ripristino del superammortamento, con allineamento al resto dell'Europa della tassazione sull'auto aziendale e l'estensione dell'ecobonus alle vetture usate più green. Non va meglio nel settore del car sharing dove si è registrato a marzo un blocco quasi totale delle attività di noleggio a breve termine (-90%) fino all’estate presso aeroporti, stazioni e centri cittadini e del car sharing nelle principali città (-60%). Frenano anche gli ordinativi di auto nuove da parte delle imprese clienti del noleggio a lungo termine che preferiscono prolungare i contratti in essere, in attesa di tempi migliori. In crisi nera anche mezzi pesanti: Franco Fenoglio, presidente di Unrae Veicoli Industriali, stima un 2020 con un calo di immatricolazioni tra -30% e -40%.

La forte crisi e i dati estremamente allarmanti del mercato hanno spinto l’intero settore la totale filiera automotive a lanciare l’allarme e l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri ad avanzare una serie di proposte al governo per far fronte a questa forte crisi che non vedrà numeri positivi nemmeno ad aprile. Proposte condivise anche da Anfia e Federauto e che puntano quindi sia a proteggere l’occupazione sia a stimolare la vendita di automobili una volta che l’emergenza sanitaria sarà terminata. Per esempio andrebbe abbassato il tetto di fatturato di 2 milioni di euro fissato nel decreto Cura Italia per accedere alle agevolazioni; per stimolare le vendite, invece, andrebbero ampliate le fasce degli ecobonus già esistenti, introdotte nuove fasce e protratti gli incentivi anche nel 2021; andrebbe poi favorito l’acquisto da parte di aziende e titolari di partita Iva con l’innalzamento della spesa deducibile e con l’aumento della quota di ammortamento e la totale detraibilità dell’Iva. Situazione nera che potrebbe portare anche a crisi “finita” a un duro periodo di ripresa che potrebbe protrarsi per almeno altri 3 anni. L’intera filiera potrebbe trovarsi a produrre circa un quinto dei veicoli che prima produceva e potrebbe impiegare fino a 3 anni per tornare ai livelli del 2019. A questo si aggiungerebbe un diverso rapporto tra clienti e concessionarie con un forte sviluppo delle vendite online e dei tour delle vetture virtuali tramite computer o smartphone e persino una diversa metodica di consegna della vettura nuova senza contatto tra venditore e acquirente. In tutto questo però potrebbe però trarne vantaggio il mercato dell’usato che, essendo immediatamente disponibili, potrebbero facilmente sopperire la mancanza dei nuovi modelli.