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Noleggio auto: la riapertura di maggio non basta, Nlt -49% e Rac -92%

di Marco Castelli

I dati di maggio 2020 testimoniano che il noleggio auto e il mercato generale, con la riapertura dopo il lockdown, provano a rialzare la testa: calo più contenuto per il Nlt, ancora consistente (oltre il 90%) per il Rac.

Inutile invocare miracoli: i numeri, anche dopo la fine del lockdown, non possono che essere negativi. Molto negativi. Il noleggio auto, però, a maggio ha leggermente rialzato la testa rispetto agli ultimi due mesi, come il mercato generalequasi 17mila unità immatricolate per il Nlt e poco più di 2.000 per il Rac (fonte: Dataforce)Poco più di 5.000, infine, gli acquisti diretti (proprietà + leasing) delle aziende, in calo del 42% rispetto ad un anno fa.

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Si evidenzia, quindi, una differenza importante tra il noleggio a lungo termine, che a maggio è calato in linea con il mercato, e il noleggio a breve termine, che sta pagando a caro prezzo l’emergenza Covid. Riuscirà il turismo domestico a risollevare il settore quest’estate? Leggi il nostro approfondimento

NOLEGGIO AUTO: I DATI DI MAGGIO 2020

NOLEGGIO A LUNGO TERMINE

Per quanto riguarda il noleggio  a lungo terminele rilevazioni di Dataforce parlano di un -49,51% rispetto a maggio 2019. Merito del cosiddetto settore delle società “Top”, che con oltre 10mila unità perde soltanto il 38% nel confronto con lo scorso anno. Complessivamente nei primi 5 mesi le immatricolazioni del Nlt sono quasi 75.000, contro le quasi 134.000 dello scorso anno (-44,19%). 

In generale, il settore a maggio ha pesato per il 16,87% sul totale delle immatricolazioni. 

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NOLEGGIO A BREVE TERMINE

Il noleggio a breve termine, invece, continua a soffrire: -92,28% a maggio rispetto a dodici mesi fa, con oltre 26mila immatricolazioni mancanti all’appello (fonte: Dataforce).

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Gli spostamenti limitati hanno fortemente colpito il comparto, che nei primi cinque mesi dell’anno perde il -61,98%, sfruttando peraltro le cospicue operazioni di inflottamento effettuate tra gennaio e febbraio. Nel complesso parliamo di poco più di 46.000 immatricolazioni, contro le quasi 122.000 dello scorso anno. 

NOLEGGIO DI VEICOLI COMMERCIALI 

Anche i veicoli commerciali proseguono il trend in calo, anche se alcuni settori merceologici rimasti operativi anche durante l’emergenza Covid hanno calmierato la crisi: a maggio il canale del noleggio a lungo termine di LCV ha totalizzato 2.665 immatricolazioni (-32,85%), mentre quello del Rac di LCV ha  fatto segnare poco più di 450 immatricolazioni (-70%).  

L’ANALISI DI DATAFORCE

Secondo Salvatore Saladino, country manager di Dataforce Italia, “il risultato di maggio mostra tutta la drammaticità in cui versa il comparto automotive. Vendite dimezzate nonostante la riapertura dei concessionari e nonostante le reti avessero in giacenza le vetture da immatricolare accumulate a marzo e ad aprile. Il flusso dei nuovi ordinativi è troppo basso: a giugno il risultato potrebbe quindi essere addirittura peggiore. Più che il Covid, oggi il colpevole della peggiore crisi dell’automotive dai tempi in cui lo si riesce a ‘misurare’ è solo il Governo, che si è dimostrato sordo a qualsiasi istanza proveniente da un settore che produce oltre l’11% del Pil”.

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Coronavirus, auto: la crisi potrebbe perdurare per almeno 3 anni

La forte crisi, che sta investendo il settore automotive e tutta la sua filiera, potrebbe riversare pesanti conseguenze non solo sulle Case costruttrici e aziende del settore ma anche sulle concessionarie per almeno tre anni dalla “fine” dell’epidemia.

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Ad aver risentito della forte crisi economico sanitaria, scatenata dal Coronavirus, e delle necessarie misure restrittive imposte dal governo, interventi che hanno portato al distanziamento sociale e alla chiusura di numerose attività commerciali e industriali, è stato sicuramente il mercato del settore auto. Una vera e propria batosta che ha fatto scendere in picchiata tanto il comparto del nuovo quanto quello dell’usato come mai prima d’ora. A risentirne sono stati naturalmente anche i concessionari e gli autosaloni che con la chiusura hanno avuto una ulteriore mazzata in periodo già di certo non molto florido per tutto il settore automotive. Se, infatti, i mesi di gennaio e febbraio avevano già registrato una leggera inflessione rispetto ai corrispettivi mesi del 2019, è il mese di marzo e molto probabilmente lo sarà anche quello di aprile ad aver avuto il tracollo maggiore con un -85,42% rispetto all’anno prima fatto segnare in Italia dal mercato delle auto nuove. Le immatricolazioni di nuove auto sono infatti scese dal precedente dato di 194.302 a quelle attuali di sole 28.326 auto. Un calo apocalittico che fa seguito a due mesi già non troppo fiorenti (gennaio e febbraio) che avevano fatto registrare già un calo intorno al -35,47% con le immatricolazioni scese da 538.067 a 347.193 unità.

Quasi tutte le Case costruttrici hanno fatto segnare perdite importanti (Opel -92,55%, FCA -90,28%, Volkswagen -84,61% e PSA -89,24%), poche sono riuscite a contenere i danni (Suzuki -57,49%, Subaru -47,59% e Porsche -45,04%) mentre solo Tesla è l’unica a esser cresciuta anche a marzo. Come se non bastasse a dare una ulteriore mazzata quantomeno al morale ci pensano i dati relativi alla vendita di auto usate che sempre in Italia e nello stesso mese di marzo 2020 hanno fatto segnare un crollo di ben il 59,1% con il numero delle radiazioni che ha superato quello delle immatricolazioni. A dare ancora maggiore sconforto sono i numeri dei primi giorni di aprile 2020 che lo classificano già come con ogni probabilità il peggior mese nella storia dell’auto. Le immatricolazioni sono crollate ulteriormente dal -85,4% di marzo a quasi il 100% della prima metà di aprile. Un drastico calo che ha portato il numero di auto vendute giornalmente da 5.000 in periodo pre crisi a 50 in questo periodo di crisi. Periodo nero che naturalmente non ha colpito solamente l’Italia,anche se è quella messa peggio, ma anche gli altri Stati europei, portando l’intera Europa a registrare a marzo un calo di ben il -51,8% rispetto a marzo del 2019. A salvarsi solamente le nazioni del Nord Europa che, avendo sentito meno l’effetto della pandemia, hanno contenuto il calo in un massimo -0,9%.

Per la stessa Unrae, infatti, nei prossimi mesi si potrebbero delineare due diversi scenari: un primo scenario più ottimistico che vede la ripresa della mobilità e delle attività a giugno 2020 con una perdita di circa 600.000 immatricolazioni in un anno rispetto al 2019; un secondo scenario più catastrofico che vede la ripresa solo a settembre e con una perdita di circa 1.000.000 di immatricolazioni in un anno rispetto al 2019, scenario catastrofico che potrebbe portare alla possibile chiusura di un 10-20% delle concessionarie con notevoli ricadute occupazionali. Le aziende sono a secco di liquidità e l'impatto della crisi scatenata dal coronavirus può essere devastante. Perché colpisce una filiera che ha imponenti investimenti ed elevati costi fissi in strutture e personale. E l’Italia, oltretutto, è anche il mercato al momento più colpito. La situazione è drammatica anche nel settore del noleggio e delle flotte aziendali rappresentato da Aniasa. Marzo ha chiuso con un pesante -88%. In questo caso il presidente Massimiliano Archiapatti chiede al governo il ripristino del superammortamento, con allineamento al resto dell'Europa della tassazione sull'auto aziendale e l'estensione dell'ecobonus alle vetture usate più green. Non va meglio nel settore del car sharing dove si è registrato a marzo un blocco quasi totale delle attività di noleggio a breve termine (-90%) fino all’estate presso aeroporti, stazioni e centri cittadini e del car sharing nelle principali città (-60%). Frenano anche gli ordinativi di auto nuove da parte delle imprese clienti del noleggio a lungo termine che preferiscono prolungare i contratti in essere, in attesa di tempi migliori. In crisi nera anche mezzi pesanti: Franco Fenoglio, presidente di Unrae Veicoli Industriali, stima un 2020 con un calo di immatricolazioni tra -30% e -40%.

La forte crisi e i dati estremamente allarmanti del mercato hanno spinto l’intero settore la totale filiera automotive a lanciare l’allarme e l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri ad avanzare una serie di proposte al governo per far fronte a questa forte crisi che non vedrà numeri positivi nemmeno ad aprile. Proposte condivise anche da Anfia e Federauto e che puntano quindi sia a proteggere l’occupazione sia a stimolare la vendita di automobili una volta che l’emergenza sanitaria sarà terminata. Per esempio andrebbe abbassato il tetto di fatturato di 2 milioni di euro fissato nel decreto Cura Italia per accedere alle agevolazioni; per stimolare le vendite, invece, andrebbero ampliate le fasce degli ecobonus già esistenti, introdotte nuove fasce e protratti gli incentivi anche nel 2021; andrebbe poi favorito l’acquisto da parte di aziende e titolari di partita Iva con l’innalzamento della spesa deducibile e con l’aumento della quota di ammortamento e la totale detraibilità dell’Iva. Situazione nera che potrebbe portare anche a crisi “finita” a un duro periodo di ripresa che potrebbe protrarsi per almeno altri 3 anni. L’intera filiera potrebbe trovarsi a produrre circa un quinto dei veicoli che prima produceva e potrebbe impiegare fino a 3 anni per tornare ai livelli del 2019. A questo si aggiungerebbe un diverso rapporto tra clienti e concessionarie con un forte sviluppo delle vendite online e dei tour delle vetture virtuali tramite computer o smartphone e persino una diversa metodica di consegna della vettura nuova senza contatto tra venditore e acquirente. In tutto questo però potrebbe però trarne vantaggio il mercato dell’usato che, essendo immediatamente disponibili, potrebbero facilmente sopperire la mancanza dei nuovi modelli.