Automotive

Auto: il settore torna a sorridere con un +13,4% di immatricolazioni e la proposta di legge per ridurre le tariffe Rca

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Se confermate entrambe, le due notizie positive dell’automotive potrebbero far tornare a sorridere il settore. Da un lato la riprese registrata a settembre delle immatricolazioni a +13,4% rispetto allo stesso mese del 2018 (142.136 unità vs 125.355) anche se con una flessione del -1,6% su base annua, e dall’altra la proposta di legge di Andrea Caso (M5S) della Commissione Finanza per una riduzione delle tariffe Rca, allontanerebbero un 2018 piuttosto burrascoso per l’intero comparto. Facendo la radiografia del settore, i modelli a benzina hanno rappresentato il 44,6% del mercato, gli ibridi il 7,7% alla pari dei gpl (7,7%), quelli alimentati a metano il 2,5% e gli elettrici lo 0,9%. Nulla di nuovo per il diesel che continua nella progressiva decrescita arrivando a perdere il -13,1% a settembre con una quota di mercato del 36,5%, in calo di oltre 11 punti percentuali rispetto al 47,6% dello scorso anno e una rappresentatività che nel periodo gennaio-settembre è scesa al 41,2% dal 53% del 2018. Le vendite a privati crescono nel mese del +13,4% raggiungendo una quota di mercato del 60,4%, in sostanziale parità rispetto all’anno scorso, mentre da inizio anno la crescita è del +2,2%, portandosi al 57,2% del totale mercato. Alta la crescita del noleggio a settembre con +25% e una quota di mercato del 18,1%, in crescita di 1,7 punti percentuali rispetto allo scorso anno, e una rappresentatività del 25,1% da inizio anno; le società crescono del +4,2%, scendendo di quasi due punti di quota nel mese (al 21,5%) e tre punti nel cumulato (al 17,7%). Negli ultimi tre giorni del mese è stato immatricolato il 46,9% del totale mercato, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le elaborazioni Dataforce, hanno rappresentato il 16,4% dei volumi di vendita mensili.
“Non facciamoci ingannare dal risultato positivo del mese appena trascorso, in quanto il confronto avviene con un mese dello scorso anno in cui il mercato era crollato del -25% a causa delle problematiche connesse all’entrata in vigore delle nuove norme di omologazione WLTP. Va, comunque, segnalato che sulla performance del mese hanno pesato anche le auto immatricolazioni delle reti di vendita legate ai premi di chiusura del terzo trimestre e la spinta del canale del noleggio a lungo termine” ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto.
“Quello che preoccupa – prosegue De Stefani – è l’assenza, fino ad oggi, di una chiara strategia politica che prenda in considerazione i vari fattori connessi al ciclo economico, industriale e del mercato auto per realizzare, attraverso delle riforme ben congegnate, una leva di crescita importante per il Paese e per la difesa dell’ambiente. Il tema della cd mobilità sostenibile e del rinnovo del parco auto va affrontato in modo strutturato a livello nazionale e senza demagogia. Assistiamo, invece, al continuo attacco ai motori diesel, ritenuti responsabili della cattiva qualità dell’aria delle nostre città, soprattutto da parte di molte amministrazioni locali che, in nome della salvaguardia ambientale, ne stabiliscono il progressivo blocco alla circolazione. La contrazione delle auto diesel di ultima generazione sta determinando, al contrario, un aumento della CO2, per effetto dei motori benzina che sono in costante crescita e di un ritmo di rinnovo del parco auto più anziano e inquinante che è troppo lento, senza lo spostamento significativo della domanda di auto verso sistemi di alimentazione green”.
Aggiunge De Stefani “La transizione energetica verso la diffusione massiccia di veicoli ibridi plug-in ed elettrici puri è un processo di lungo periodo che necessita ancora di notevoli investimenti dal punto di vista dello sviluppo industriale e del software, di una capillare ed efficiente infrastruttura di ricarica per questa tipologia di veicoli, senza dimenticare l’offerta di una più ampia gamma di veicoli economicamente accessibile”.
Conclude il presidente di Federauto “L’impegno preso dal neo Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli di convocare un tavolo dedicato ai problemi del settore auto è una notizia importante ma, nel frattempo, le misure contenute nella bozza del cd Decreto Clima in discussione questi giorni nei palazzi del Governo, appaiono inadeguate rispetto agli obiettivi ambientali auspicati. Speriamo in un percorso condiviso per accompagnare la transizione ecologica e svecchiare efficacemente il parco circolante, a beneficio di imprese, cittadini e ambiente”.


Fonte: Prima Press

Mercato dell’auto: ad agosto -3,29%, le km0 limitano il calo

di Marco Castelli

Il mercato dell’auto ad agosto subisce una nuova battura d’arresto: oltre 3.000 unità in meno rispetto allo stesso mese del 2018. Cala anche il noleggio. E il decremento avrebbe potuto essere più pesante senza un exploit ottenuto dalle km0.

Nuovo semestre, ma il risultato non cambia. Il mercato dell’auto continua a mostrare il “segno meno”: ad agosto 2019 le immatricolazioni, rileva Dataforce, sono state 88.581, contro le 91.590 targhe dell’agosto 2018, pari al -3,29%.

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Tremila unità in meno, ma il bilancio avrebbe potuto essere ancora più negativo, se le km0 non fossero tornate a crescere in maniera importante, raggiungendo addirittura il 25% di quota sul totale venduto nell’ultimo mese (oltre 21mila auto-immatricolazioni). Vero che agosto, considerato il periodo di ferie, non fa del tutto testo, ma è altrettanto vero che il trend decisamente poco brillante sta proseguendo ormai da mesi.

Approfondisci: i dati del settore delle quattro ruote in Italia a luglio

MERCATO DELL’AUTO: IL TREND DEL NOLEGGIO

Dopo mesi positivi (leggi gli ultimi risultati), anche il noleggio a lungo termine ad agosto è calato del -24,26%, dato che complessivamente il settore ha immatricolato poco più di 10mila vetture contro le quasi 14mila di un anno fa (fonte: Dataforce).

Meno pesante il calo del noleggio a breve termineche ha chiuso il mese con un sostanziale pareggio (-0,25%), sfruttando i benefici determinati dal periodo di vacanza. Fatto sta che le vetture immatricolate dal Rac sono state 3.635, contro le 3.644 dell’anno scorso.

DIESEL SEMPRE IN CALO

Il mercato dell’auto ad agosto fa segnare un altro calo a doppia cifra delle auto dieselstavolta del -29,58%, mentre le immatricolazioni delle auto a benzina crescono del +44% (fonte: Dataforce). Ormai, come accade da qualche mese, i numeri delle due alimentazioni si avvicinano sempre più.

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Tra le alimentazioni alternative, crescono le auto a GPL (+17,6%), le auto a metano (+35,28%) e le auto elettriche, che ottengono un buon +163%, pari a 356 unità in più rispetto ad agosto 2018. Merito dell’ecobonus (leggi cosa pensano i Fleet Manager del provvedimento)? No di certo. Bene anche le ibridein aumento del +6%, anche se le ibride plug-in (guarda caso quelle incentivate dal bonus) sono calate del 34%.

PICCOLI SUV E CITYCAR AL TOP

Gli unici segmenti a esprimere numeri positivi, in un contesto di calo, sono quelli dei piccoli Suv e delle citycar: se le immatricolazioni delle citycar, sempre secondo le statistiche di Dataforce, sono aumentate del 58,04% (oltre 6mila unità in più rispetto a un anno fa), quelle dei Suv di segmento A e B sono cresciute del 6,8%, superando addirittura le 17.500 immatricolazioni in un solo mese.

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Per i millennial l’auto non è uno status symbol. E le società di noleggio a lungo termine fiutano l’affare

Auto nuove appena uscite dalla fabbrica - Carl Court/Getty Images

Auto nuove appena uscite dalla fabbrica - Carl Court/Getty Images

Trovare un lavoro, mettere da parte un bel gruzzolo e poi dritti al concessionario per comprare la nostra prima auto. Un percorso lineare e abbastanza diffuso per i giovani della generazione X, i nati tra il 1970 e il 1983. Molto meno per i millennial, gli under 35 di oggi, che se avessero la fortuna di possedere dei risparmi, probabilmente li manterrebbero sul conto, li userebbero per comprare casa o per una vacanza da sogno. Una differenza che in parte dipende da una diversa situazione finanziaria, visto che gli attuali trentenni trovano più difficilmente lavoro e hanno redditi più bassi rispetto ai loro genitori.

Tuttavia, la spiegazione è più ampia, perché riguarda anche mutati stili di vita, nuove abitudini, maggiore sensibilità sulle tematiche ambientali e forte propensione all’elettrico. Che li porta a considerare l’auto non più come uno status symbol, ma come un semplice mezzo per muoversi. Sostituibile in città dal trasporto pubblico locale, ma anche da nuove forme di mobilità, come il noleggio a lungo termine e carsharing, o dalle quelle più eco-friendly, come bici e monopattini.

Car sharing a Milano. AGF

Car sharing a Milano. AGF

Senza più il mito del posto fisso, iperconnessa e desiderosa di lanciarsi in nuove attività imprenditoriali, la classe del 1984 (e successive) è alla costante ricerca di una situazione economica soddisfacente e di un lavoro etico e sostenibile. Possedere un’auto, quindi, non è certo un chiodo fisso e neppure una priorità da raggiungere nel breve termine: anzi spesso è un acquisto che viene posticipato, visto che la percentuale di immatricolazioni di vetture ai giovani di 18-29 anni è scesa dal 15 per cento del 2008 all’8 per cento del 2017. Come mostra un’indagine realizzata dalla società di consulenza Bain & Company, che ha coinvolto 2700 persone tra Italia, Germania e Regno Unito, oltre il 50 per cento dei giovani millennial è disposto a utilizzare un veicolo condiviso, ma solo quando è più conveniente o con gli amici: una percentuale che tocca anche le punte del 66 per cento quando si parla di generazione Z, mentre scende al 42 per cento con la generazione X e al 32 per cento con i Baby Boomers.

E in questo contesto mutato rispetto al millennio precedente nascono nuove opportunità di business per i tradizionali operatori del comparto automotive ma anche per nuovi attori. In particolare, calano le immatricolazioni destinate ai privati perché si diffondono le alternative al modello classico della proprietà dell’auto, come il noleggio, il ride sharing o il car sharing. In effetti, se si guarda al mercato negli ultimi due decenni, il ciclo di vendite dei veicoli ha subito enormi mutamenti.

Alcuni ciclisti attraversano la strada mentre le auto aspettano al semaforo, Berlino, Germania – Sean Gallup/Getty Images

Alcuni ciclisti attraversano la strada mentre le auto aspettano al semaforo, Berlino, Germania – Sean Gallup/Getty Images

Come si legge nel rapporto “Osservatorio mobilità 2019: il mercato dell’auto tra evoluzione e rivoluzione” di Arval Mobility Observatory, i primi sette anni del nuovo secolo si sono caratterizzati per livelli record: le immatricolazioni sono oscillate tra i 2,25 e i 2,49 milioni, con l’apice nel 2007 (2,5 milioni). Il grande calo è cominciato nel periodo successivo, con il tonfo nel 2013 quando si sono registrate 1,3 milioni di unità. La curva è già risalita nel 2017 e da lì rimane stazionaria intorno ai 2 milioni di veicoli fino a oggi. I crolli in questi anni sono da imputare alla caduta del prodotto interno lordo, sottolineano gli autori della ricerca, ma la ripresa dei volumi di vendita è stata ostacolata anche da un ciclo economico poco brillante, dall’incertezza e sfiducia economica e sociale.

Mercato italiano auto, immatricolazioni – Arval Mobility Observatory

Mercato italiano auto, immatricolazioni – Arval Mobility Observatory

Più nel dettaglio, la quota di mercato delle vetture immatricolate destinati ai privati si è ridotta del 5,2 per cento in cinque anni, passando dal 62,3 per cento del 2014 al 57,1 per cento del 2018 (tabella in basso). Mentre sono cresciute le quote relative al noleggio e all’area business: la prima è passata dal 19,3 per cento (2014) al 22,7 per cento (2018); l’altra, invece, dal 18,4 per cento (2014) al 20,2 per cento (2018).

Arval Mobility Observatory

Arval Mobility Observatory

Sono diverse le ragioni che hanno causato questa riduzione della vendita ai privati ma, secondo il rapporto dell’Osservatorio, tra gli elementi che guidano i comportamenti d’acquisto dei consumatori c’è la volontà di individuare delle soluzioni che facilitino l’utilizzo del bene e riducano i costi di possesso. “Studiando il mercato ci siamo resi conto che per molti italiani la mobilità spesso rappresenta un problema, perché possedere un veicolo comporta una serie di costi e altre attività che l’utente malvolentieri sopporta. Abbiamo pensato di puntare sul noleggio ai privati quando ci siamo resi conto che questo servizio che offrivamo alle grandi aziende gradualmente veniva richiesto anche dalle piccole e medie imprese”, spiega a Business Insider Italia Dario Casiraghi, direttore generale sme solutions e new business development di Arval Italia.

La società di noleggio a lungo termine si è allargata all’emergente mercato dei consumatori privati aprendo uno store specializzato a Torino, che propone auto a una tariffa fissa mensile in un pacchetto all inclusive che ingloba tutti i servizi necessari per la gestione del veicolo. “Grazie anche alle pmi le immatricolazioni destinate al noleggio sono cresciute di circa 200 mila unità in cinque anni. E questo trend positivo sta emergendo anche nel segmento dei privati”

iStock

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Come evidenzia una ricerca di Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, oggi sono circa 40 mila gli italiani che all’acquisto hanno preferito il noleggio a lungo termine con un costo fisso e predeterminato. E a fine 2019 dovrebbero raggiungere quota 50.000. Certo si tratta di una cifra ancora piccola ma in forte crescita e con un enorme potenziale secondo Dario Casiraghi. Soprattutto se si guarda ai millennial.

“Abbiamo fatto analisi di mercato per individuare tutte le caratteristiche che i clienti più giovani cercano in un’auto, soprattutto per capire cosa li avrebbe avvicinati a forme di mobilità diverse dalla proprietà. Così abbiamo sviluppato dei prodotti e delle offerte ad hoc per questa clientela”, spiega Casiraghi. Che puntualizza: “Non è solo una questione di soldi per cui, in un contesto di precarietà economica, il consumatore (o la sua famiglia) ci pensa più di una volta prima di fare un investimento per comprare una macchina da 10, 15 o 20 mila euro. È anche una questione culturale, perché più che possedere l’auto, interessa utilizzarla, magari con un pacchetto di servizi già incluso – dall’assicurazione alla manutenzione fino all’assistenza – che elimini tutte le problematiche connesse alla proprietà”.


Fonte: Business Insider

Rc Auto: l’Ania chiede nuove norme per un mercato che è cambiato

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La riforma del mercato Rc auto s’impone. Il mercato, sostiene fortemente l’Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici, è molto cambiato negli ultimi anni ed è destinato a ulteriori cambiamenti nel prossimo futuro.

L’Ania, in particolare, sottolinea come nel frattempo il settore abbia registrato non solo l’arrivo delle auto a guida assistita e dei veicoli con la guida automatica, ma che sia stato stravolto  dal successo del leasing o del noleggio a lungo termine.

Nel frattempo, negli ultimi sette anni, le polizze Rc auto hanno accusato una parabola discendente: nel 2018 il premio medio rc auto è stato pari a 414 euro. Questo valore è invariato rispetto al 2017, ma risulta inferiore del 25% dal 2012 (mentre le distanze territoriali si sono ridotte di circa il 40%). Nello stesso periodo, ha affermato Maria Bianca Farina, presidente Ania, è fortemente calata anche la differenza con il premio medio dei principali Paesi europei (Francia, Germania, Spagna e Regno Unito), passata da 213 a 72 euro. 

Altro dato positivo sull’andamento del mercato Rc emerge dall’Osservatorio Assicurazioni Auto di Segugio.it secondo cui, nel primo semestre è risultata in aumento la percentuale di utenti nella prima classe di merito (+1,8% semestrale) ed è aumentata, in sintonia, anche la percentuale di utenti che non hanno commesso sinistri negli ultimi 5 anni (all’85,6%, un punto in più sulla seconda metà del 2018). 

Farina, la concorrenza aiuta ad abbassare le tariffe

Scendendo nei dettagli della relazione annuale dell’Ania, risulta che la raccolta premi complessiva delle imprese di assicurazione italiane nel 2018 è stata di 135 miliardi di euro, in rialzo del 3,2% sull’anno precedente. A questo risultato complessivo hanno contribuito sia il settore vita (102 miliardi, +3,5%) sia i rami danni (33 miliardi, +2,3%).

A questi premi si devono aggiungere quelli raccolti dalle imprese europee che operano in Italia, pari a 13 miliardi nel vita e 5 miliardi nel danni. I risultati del settore Rc Auto, illustrati dall'Ania durante l'assemblea annuale, ha spiegato Farina, mostrano “andamenti molto positivi dovuti alla forte concorrenza fra le imprese, alla presenza crescente della telematica, dove l'Italia è al primo posto nel mondo, e al calo delle frodi, peraltro ancora troppo diffuse”.

Proprio su questo tema la presidente ha ricordato che l’associazione “ha promosso un Osservatorio che, con il sostegno dei suoi associati e grazie anche al contributo di tutte le istituzioni preposte alla prevenzione e repressione del fenomeno, dovrebbe garantire risultati tali da tradursi in benefici sensibili sui prezzi dell'intera utenza”. 

Necessaria emanazione della tabella di legge su macrolesioni

Per tutti questi motivi, ha insistito Farina, il Governo dovrebbe fare uno sforzo per “una revisione organica della normativa Rc auto, oggetto fin qui di troppe e non sempre coordinate modifiche”. Inoltre, ha aggiunto, bisogna fare in modo di “valorizzare i principi fondanti della funzione svolta dalla Rc auto (mutualità, compartecipazione al rischio, sostenibilità tecnica ed educazione ai comportamenti virtuosi)”, tenendo anche conto dei cambiamenti che ci sono stati nel frattempo nel settore.

In particolare, ha affermato, sarà fondamentale “dare assetto definitivo e stabile alla materia del risarcimento del danno alla persona”, in particolare, ha concluso, si rende quanto “mai necessaria la tempestiva emanazione della tabella di legge sulle macrolesioni, che garantirebbe vantaggi in termini di parità di trattamento e di riduzione del contenzioso, con conseguente positivo impatto sui costi complessivi dei risarcimenti e, quindi, sui premi”. 

Nel frattempo, chi volesse stipulare una polizza Rc auto può consultare Segugio.it, dove trova le offerte più aggiornate delle varie compagnie, compararle e scegliere e sottoscrivere quella più conveniente. È un sito dedicato, che offre tutti i tipi di polizze e, come riportato dalla notizia dal titolo “Pratica ed economica: ecco la polizza Minikasko”, anche suggerimenti su come risparmiare.

A cura di: Fernando Mancini


Fonte: Segugio.it

Auto mild hybrid, come funziona l’ibrido leggero

di Vincenzo Bonanno

Le auto ibride mild hybrid sono sempre più diffuse. Si tratta di una soluzione economica per il Costruttore, dai costi inferiori rispetto alle altre tipologie di ibrido. Questa tecnologia non consente di far avanzare l’auto senza il contributo del motore a combustione interna, ma promette di ridurre consumi ed emissioni.

La tecnologia mild hybrid (o propulsione ibrida leggera) è meno sofisticata tecnicamente, ma soprattutto meno costosa per il costruttore e il cliente finale. Per questo motivo miete sempre più proseliti.

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Una strada recentemente intrapresa da varie Case: così abbiamo il mild hybrid Suzuki, il mild hybrid Audi, il mild hybrid Mercedes-Benz, il mild hybrid Land Rover, il mild hybrid Ford, il mild hybrid Hyundai, il mild hybrid Kia, il mild hybrid Mazda, il mild hybrid Volkswagen e il mild hybrid Volvo.

Anche se le auto ibride avanzano a doppia cifra, secondo l’opinione di molti analisti il vero impatto sul mercato delle auto amiche dell’ambiente sarà quello delle auto mild hybrid. Si tratta di motorizzazioni termico-elettriche in cui il motore a zero emissioni non può spingere l’auto senza il contributo del propulsore a combustione interna. Esistono sia le auto mild hybrid diesel, sia le auto mild hybrid a benzina.

Approfondisci: le varie tipologie di auto ibride

COME FUNZIONANO I MOTORI DELLE AUTO MILD HYBRID

Attualmente le auto mild hybrid si avvalgono di un impianto elettrico parallelo, alimentato da batterie a 48 Volt o a 12 Volt, con tecnologia al litio. Gli accumulatori supplementari lavorano insieme ad un motore elettrico di piccole dimensioni (le cui funzioni, in alcuni casi, vengono sostenute da un motorino d’avviamento “maggiorato” e collegato all’alternatore), accoppiato all’unità termica attraverso una cinghia o mediante l’albero motore. Il compito del motore elettrico è di recuperare l’energia cinetica che si sviluppa nelle fasi di frenata.

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A seconda dei modelli e del costruttore, il sistema mild hybrid funziona in modo differente: supporta il motore termico nella fase di ripartenza del veicolo e nelle accelerazioni, alleggerendone il compito e riducendo i consumi e le emissioni; consente di avanzare per inerzia e veleggiare con il motore spento; permette di ottimizzare la funzione start&stop, consentendo lo spegnimento e la riaccensione del motore in fase di veleggio a qualsiasi velocità; utilizza l’energia cinetica in fase di recupero, sfruttata per ricaricare la batteria dello starter.

La categoria delle auto mild hybrid 2019, quindi, comprende:

  • modelli in cui l’elettrico si limita a recuperare un po’ di energia nei rallentamenti e nelle frenate, utilizzandola per avviare silenziosamente e rapidamente il motore termico;

  • vetture in cui il motore elettrico aiuta il motore a combustione interna nelle accelerazioni.

Leggi anche: come funzionano i motori part time, una soluzione per ridurre i consumi

QUALI SONO I VANTAGGI DELLE AUTO MILD HYBRID

Le auto ibride mild hybrid sono, quindi, vetture che presentano un comparto elettrico (e relativa batteria) di dimensioni e complessità più contenuti rispetto alle ibride tradizionali, con un conseguente prezzo di listino più abbordabile.

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Come abbiamo visto in precedenza, però, il motore elettrico delle auto mild hybrid non è in grado di muovere l’auto in modalità puramente elettrica. Ne derivano, all’atto pratico, un consumo energetico inferiore, una maggiore efficienza e una manciata di potenza in più, utile in accelerazione e in partenza dopo la frenata.

Le auto mild hybrid, omologate come auto ibride, godono delle agevolazioni ed esenzioni dal pagamento del bollo in varie Regioni d’Italia (incluse le due province autonome). In aggiunta, non sono soggette ai blocchi del traffico, accedono senza costi alle ZTL e all’Area C di Milano. Vantaggi che si accompagnano alla riduzione dei consumi e delle emissioni.

L’attuale tecnologia mild hybrid promette una riduzione del 10% e anche oltre (si stima fino al 15-20% nella circolazione urbana) in termini di consumo di carburante ed emissioni di CO2.

Tra i punti di forza delle motorizzazioni mild hybrid, ci son anche il peso inferiore e le dimensioni ridotte della componentistica: il pacco batterie e lo stesso motore elettrico sono molto più compatti rispetto alle medesime parti di un’auto full hybrid. Il vantaggio è rappresentato dal minor costo di questa tecnologia.

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Fonte: FleetMagazine