Avis premiata come ‘Miglior Società di Autonoleggio’ ai WTA 2019

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Avis è stata premiata, per il secondo anno consecutivo, come miglior società di autonoleggio al mondo alla finale del World Travel Awards 2019. Il riconoscimento è stato annunciato durante una cerimonia di premiazione a Muscat, in Oman, il 28 novembre scorso. La serata ha rappresentato il momento culminante del 26° anniversario del WTA The Grand Tour 2019, durante la quale i vincitori delle sei cerimonie regionali si sono sfidati per gli ambìti titoli mondiali.

“Siamo lieti di essere stati premiati come miglior società di autonoleggio al mondo. Questo riconoscimento conferma il nostro impegno nel fornire ai clienti i migliori prodotti ed esperienze. Siamo orgogliosi di offrire servizi premium e nello stesso tempo innovare e adottare costantemente le ultime tecnologie per reinventare l’esperienza di noleggio, contribuendo a renderla più connessa, semplice e on demand, come ha dimostrato il lancio della nostra Avis App – ha detto Keith Rankin, President, International, Avis Budget Group – Il premio rappresenta anche un tributo ai nostri team, formati da personale estremamente qualificato che lavora nelle 5.500 sedi Avis in tutto il mondo e si impegna per garantire livelli sempre più alti di soddisfazione dei clienti. Come leader nella fornitura di soluzioni di mobilità a livello globale, contiamo sull’esperienza e la professionalità del nostro staff e questi premi aiutano a celebrare il loro lavoro e la loro dedizione per l’eccellenza”.


AUTO, COME FUNZIONANO LE VENDITE FORZATE PER EVITARE LE MULTE UE

Le immatricolazioni in Italia nel 2019 si attestano a quota 39,6 miliardi (a livello del 2018) solo grazie alla spinta di Case e concessionari per evitare le multe Ue

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C’è del fuoco sotto la cenere di un mercato auto che chiude in pareggio a 39,6 miliardi netti di euro, stando alle prime elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility. I privati hanno speso 21,4 miliardi, come l’anno precedente, ma in realtà la loro domanda di auto è diminuita, visto che l’offerta di km0 rispetto al 2018 si è contratta e dunque chi voleva un’auto doveva più spesso acquistarla nuova anziché già targata. A domanda costante, le immatricolazioni sarebbero aumentate, invece di restare stabili. Nell’altra metà del mercato, le società hanno speso 8,3 miliardi in calo del 6%, mentre il noleggio ha sborsato quasi dieci miliardi, in crescita del 6%.

Ma è stato solo grazie a 800 milioni di euro di forzature (km0 e stock) delle case negli ultimi due mesi che il mercato è riuscito a chiudere in pareggio.

I concessionari, che sono anche il canale più facile da governare, hanno messo sul piatto 450 milioni di euro per auto-immatricolare nel bimestre novembre-dicembre 20.000 unità di km0 in più rispetto allo stesso periodo 2018.

I noleggiatori hanno pure messo mano al portafoglio per 360 milioni, con cui hanno targato 17.000 vetture in più negli ultimi due mesi rispetto allo stesso periodo del 2018. Sia quelli di emanazione bancaria sia quelli captive che obbediscono a un costruttore hanno cominciato negli ultimi anni a tenere un magazzino, ossia a comprare non solo su ordine del cliente ma anche per lo stock.

Per evitare sottovalutazioni del fenomeno, chiariamo che 800 milioni sono il 2% dell’intero mercato 2019 e sono stati ottenuti in soli 2 (due) mesi e in due canali. Premesso che nel mercato ognuno è libero di vendere le proprie auto a chiunque voglia immatricolarle, va detto che queste forzature non nascono dal mercato, nel senso di obiettivi e strategie degli operatori. Queste anomalie, alle quali dovremo abituarci, sono causate da interventi esogeni, da parte del regolatore, che alterano le dinamiche sane.

Innanzitutto, ci sono le multe dell’UE che incombono sulle immatricolazioni 2020. Per ridurle, i costruttori hanno provveduto, chi più chi meno, ad anticipare le immatricolazioni delle vetture più penalizzate. Inoltre, l’aumento della tassazione sulle auto aziendali, nella versione che colpisce solo chi la cambia nel 2020, ha consigliato di anticipare le immatricolazioni al 2019.

Ma il regolatore interviene, si dirà, per orientare il mercato verso motori a basse emissioni di CO2. Allora sappia, il regolatore e chiunque fosse davvero interessato all’ambiente, che la sconsiderata fuga dal diesel nel frattempo ha causato un peggioramento delle emissioni medie per macchina venduta nel 2019, da 115 a 119 gr/km di CO2. Che sia giunto il momento di fare le persone serie e darci un taglio?

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 5 gennaio 2020, a firma di Pier Luigi del Viscovo


I limiti legislativi delle auto a guida autonoma

di Marina Marzulli

Le driverless car pongono una sfida non solo tecnica, ma legislativa. Le Case auto saranno responsabili degli ipotetici danni causati dalle auto a guida autonoma? Un dubbio filosofico che potrebbe diventare molto concreto nel prossimo decennio.

L’auto a guida autonoma? Dovrà comunque avere un pilota. I limiti non sono tanto tecnologici, ma legislativi. L’auto che si guida da sola è un tema ancora avveniristico, tanto che in Italia non esiste ancora una legislazione specifica sull’argomento.

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I REQUISITI PER LA GUIDA AUTONOMA

Le self driving car sono auto che non necessitano di essere guidate da una persona fisica. I livelli di guida autonoma sono 5 e, a partire dal livello 3, il guidatore non è più tenuto ad assumere in modo permanente il controllo della vettura e può quindi svolgere ulteriori attività a bordo.

Leggi anche: I livelli della guida autonoma: ecco cosa indicano

Le auto più sofisticate che vediamo sulle nostre strade sono di livello 2, cioè a guida parzialmente automatizzata, ciò significa che l’automobilista può affidare al sistema il controllo dell’auto in determinate situazioni, ma deve rimanere sempre attento e subentrare in caso di bisogno. Nel prossimo decennio, però, dovrebbero fare il loro ingresso sul mercato vetture di livello 3 e 4.

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Per potere apprezzare la guida automatizzata- ad esempio lasciando il controllo al sistema quando l’auto è in colonna – bisogna, in ogni caso, disporre di infrastrutture adeguate. In generale, per funzionare, la guida assistita e la guida autonoma hanno bisogno di potere leggere agevolmente la segnaletica orizzontale e verticale. Pensiamo al semplice lane assist, che avvisa il conducente distratto del superamento della linea che delimita la propria corsia di marcia: è necessario che le linee sulla carreggiata siano sempre ben tracciate.

IN ITALIA

In Italia adesso non è ancora in vigore alcuna disciplina di legge sulle auto a guida autonoma. È prematuro parlare di vuoto normativo perché le auto a guida autonoma di fatto non esistono ancora.

Leggi anche: Cosa pensano gli automobilisti della guida autonoma? Gli italiani sono fra i più ottimisti

Per prepararsi al prossimo futuro, però, nel 2019 il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha dato il via libera alle sperimentazioni su strada. Quindi anche sulle strade pubbliche italiane è possibile effettuare i test sulla driverless car. Le domande di sperimentazione vengono analizzate dall’Osservatorio e dalla Direzione Generale Motorizzazione.  L’Osservatorio per le Smart Road del dicastero è stato istituito nel giugno 2018 con il compito di garantire sia il coordinamento nazionale tra le diverse iniziative locali  sia la promozione di studi sulla guida autonoma.

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NELL’UNIONE EUROPEA

Nell’Unione Europea la Germania è stata la prima nazione, tre anni fa, ad introdurre una disciplina di legge per regolamentare le auto a guida autonoma, istituendo anche una commissione che ha varato le prime linee guida per le auto senza pilota. Dal punto di vista legale, è previsto che ogni auto a guida autonoma debba avere una scatola nera che registri le criticità del veicolo.

IN USA

La California è uno degli Stati dove la sperimentazione sulla guida autonoma è a livello più alto: oltre 15 brand stanno provando prototipi di vario genere. Quindi, si è trovata più volte a dovere regolamentare il tema anche dal punto di vista giuridico. La prospettiva paradossale è di dover dotare la driverless car di un pilota, addestrato dalla Casa a usare il veicolo.

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Questo serve ad addossare eventuali responsabilità a una persona fisica. Il problema fondamentale della driverless car infatti è: chi risponde dal punto di vista giuridico di eventuali danni provocati dalla macchina? Le Case auto potranno prendersi la responsabilità di tutti i loro mezzi? Questa è l’incognita del futuro.

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CES 2020, nasce la città Toyota a misura di alta tecnologia

di Fabiano Polimeni

Dal CES di Las Vegas Toyota annuncia il progetto Woven City: 2.000 abitanti, una città costruita al posto di un impianto produttivo. Sarà un laboratorio vivente di alta tecnologia, sulla mobilità e non solo

L’ambiente ideale, la “città dei sogni” nella quale sviluppare tutto il potenziale della tecnologia, in ambito mobilità e non solo, nella realtà non esiste.

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TOYOTA WOVEN CITY AL CES DI LAS VEGAS

Così, perché non costruirne una a misura di futuro? Toyota presenta al CES 2020 il progetto Woven City, la città intrecciata, che mette in connessione la robotica e la guida autonoma, la produzione pulita di energia e spazi a misura d’uomo, l’intelligenza artificiale diffusa e ricerca accademica. 

Nascerà a Higashi-Fuji, là dove Toyota ha dismesso un impianto produttivo. Su 800 mila metri quadrati – grossomodo una superficie quasi doppia rispetto alla Città del Vaticano – verrà costruita una “città” destinata a essere popolata inizialmente da 2.000 abitanti.

L’inaugurazione è fissata a inizio 2021, quando lo studio condotto da Toyota con la collaborazione dello Studio di architettura del danese Bjarke Ingels, inizierà a prendere vita.

MOBILITÀ ELETTRICA E AUTONOMA

La visione legata alla mobilità prevede la circolazione solo di veicoli elettrici e autonomi, gli e-Palette di Toyota rappresenteranno la flotta per il trasporto condiviso e la consegna a domicilio di beni. Droni, micro-mobilità personale, il meglio della tecnologia troverà il proprio habitat.

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La mobilità come servizio potrà esprimersi nel potenziale più alto, immaginare di portare davvero su strada i sistemi on-demand con i veicoli a muoversi autonomamente e senza guidatore.

Approfondisci: Elettrici e autonomi, tutti i volti di e-Palette

CASE GREEN ED ENERGIA PER I FCEV

Se le barriere normative sono ancora insormontabili perché l’automazione completa diventi realtà su strada, la costruzione della Città intrecciata realizza un micro-cosmo ad altissimo tasso tecnologico.

È nella mobilità come nell’adozione in ogni casa – realizzate prevalentemente in legno, a basso impatto ambientale – di robot per un miglioramento delle operazioni nella quotidianità.

Leggi anche: Come funziona la tecnologia dell’elettrico a fuel cell

L’intelligenza artificiale si prenderà cura delle condizioni di salute degli abitanti, all’interno delle abitazioni, le case diverranno un tassello integrato con la mobilità, produrranno energia pulita dai pannelli fotovoltaici, energia destinata anche a produrre idrogeno per le auto fuel cell.

CITTADINI TIPO E STRADE

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Chi abiterà la Woven City di Toyota? Del nucleo di 2.000 abitanti faranno parte dipendenti del gruppo Toyota, venditori, pensionati, dipendenti di partner industriali, ricercatori, scienziati. Sarà una “polis aperta”, che offrirà l’ecosistema ideale per i ricercatori, promette Toyota.

Attenzione all’ambiente, sviluppo sul campo delle tecnologie, ricerca, collaborazione industriale, miglioramento delle condizioni di salute, sono alcuni degli obiettivi di quello che può definirsi come un laboratorio vivente.

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Ancora sul tema della mobilità, la visione urbanistica della Woven City progettata dallo Studio Ingels prevede tre tipologie di strade: l’arteria per i veicoli che si muovono a velocità più elevate; la strada condivisa tra veicoli a bassa andatura, pedoni e dispositivi di mobilità personale; le zone pedonali, passeggiate tra i parchi e le aree verdi disseminate nel piano urbano sugli 800 mila metri quadri. Tre tipologie di arterie che saranno intrecciate nel loro sviluppo.

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Fonte: FleetMagazine

L'intervista a Stefan Majtán di QuattroRuote

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Con oltre 57.500 nuove immatricolazioni negli ultimi 12 mesi di esercizio (dato relativo a novembre), Arval, la compagnia di noleggio a lungo termine del gruppo bancario BNP Paribas, è il secondo operatore in Italia nel settore. I risultati consolidano un traguardo già conseguito lo scorso anno, quando Arval era preceduta da ALD Automotive in questa particolare classifica. Su questo e altri temi abbiamo intervistato il neo direttore generale della filiale italiana della società francese, Stefan Majtán.

Un 2019 complicato ma positivo. Come lo chiudete e cosa vi aspettate per il 2020?Abbiamo visto una generale contrazione delle immatricolazioni nel mercato nei primi mesi del 2019, ma a settembre il mercato del noleggio ha raggiunto lo stesso livello dello scorso anno, e continuiamo a crescere. Tanto che prevediamo di chiudere il 2019 con una flotta che si avvicinerà ai 220.000 veicoli. Per il 2020, l'intenzione è di continuare il nostro percorso di crescita puntando su due pilastri fondamentali della nostra strategia. Innanzitutto consolidare e rafforzare la nostra posizione di leader di mercato nel segmento B2B, proponendo nuove forme di mobilità e allo stesso tempo migliorando la qualità dei nostri servizi e dei nostri prodotti. Il secondo pilastro è rappresentato dallo sviluppo del nostro approccio "phygital" verso le piccole e medie imprese e i privati che, insieme, rappresentano per Arval il segmento che cresce più velocemente. Il noleggio a lungo termine e, più in generale, le nuove forme di mobilità non sono ancora ben conosciuti, soprattutto dai consumatori privati, e dobbiamo quindi riuscire a comunicare nel modo migliore i vantaggi di questa soluzione, concentrandoci sulle idee di semplicità, convenienza e mobilità “senza pensieri”.

Quali servizi proponete per rendere le flotte più sostenibili? Quali tipologie di motorizzazioni andranno a comporre le vostre flotte nel 2020?
Le aziende sono sempre più interessate ai temi legati alla sostenibilità e molte di esse stanno modificando le car policy per applicare determinati livelli di emissioni, che le auto presenti nella loro car list devono rispettare. Noi lavoriamo insieme ai nostri clienti per supportarli nel loro percorso verso la transizione energetica, per esempio attraverso il nostro Team Consulting, ma anche con il nostro portafoglio prodotti. Penso, per esempio, ad Arval Outsourcing Solutions, che consente ai gestori di flotte di esternalizzare le attività più operative, che così possono essere gestite dai nostri team interni. In ultimo, ma non certo per importanza, c’è il nostro Smart Approach, soluzione con cui  individuare il veicolo giusto per ogni driver, considerando gli obiettivi di sostenibilità dell’azienda e le sue esigenze di business. Penso che, nel 2020, questa tendenza continuerà a svilupparsi e avremo una flotta che sarà sempre più composta da differenti motorizzazioni.

Adas e tecnologia di bordo, propulsori e nuovi servizi. Come stanno cambiando le car policy e cosa è diventato irrinunciabile?
I veicoli stanno diventando sempre più ecologici, sicuri e connessi. I fleet e mobility manager stanno ovviamente seguendo con grande attenzione questa evoluzione dei veicoli e delle loro tecnologie di bordo. Notiamo, ad esempio, che prendono in considerazione la valutazione Euro NCAP sulla sicurezza e che stanno iniziando ad aggiungere nelle loro car list veicoli dotati di specifici optional, come il bluetooth o più in generale gli strumenti di vivavoce. La presenza di Adas sui veicoli, oggi, è favorita anche dalle scelte dei costruttori, che sempre più frequentemente installano questi sistemi non solo su veicoli di categorie superiori ma anche sui modelli di largo consumo.

Cosa ne pensate delle soluzioni MaaS e cosa state facendo per realizzare proposte in questa direzione?Il mercato dell’automotive e la società nel suo complesso sono sempre più orientati verso un’idea di mobilità come servizio, e anche noi stiamo lavorando per offrire soluzioni. Una delle più importanti è la nostra nuova piattaforma di car sharing, che abbiamo già lanciato per le aziende ma il cui utilizzo, nei prossimi mesi, potrà essere esteso anche ai privati. Penso, poi, alla partnership che abbiamo sottoscritto con BNL e Telepass, grazie alla quale possiamo offrire un prodotto che permette ad aziende e consumatori privati di pagare attraverso il digitale diverse spese per la propria mobilità.