Formazione aziendale, cos’è e a cosa serve

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In un mercato del lavoro come quello attuale, sempre più iperconnesso, globalizzato e in continua evoluzione, la formazione aziendale, insieme alle cosiddette attività di rafforzamento del team, stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante.

E’ un passaggio con obiettivi ambiziosi e non dovrebbe essere confuso come un semplice momento di convivialità o di ripasso di argomenti qualsiasi.

La formazione aziendale è un processo pianificato e organizzato in modo tale che andrà a produrre e misurare i risultati attesi.

Partiamo dal significato

Gli esperti delle Risorse Umane definiscono la formazione come il processo teso a generare nelle persone che fanno parte di un’organizzazione dei cambiamenti nei comportamenti o un incremento delle competenze (skills) e delle conoscenze, al fine di migliorare le performance nel ruolo lavorativo e contribuire così al raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Fare formazione non è, quindi, l’obiettivo in sé, ma lo strumento per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Secondo il “2018 Training Industry Report” di Training Magazine, negli Stati Uniti le organizzazioni hanno speso 87,6 miliardi di dollari in formazione. Negli ultimi due anni questa cifra è cresciuta ulteriormente.

Ma vediamo perché la formazione aziendale è così importante e analizziamo le ragioni che portano sempre più organizzazioni nazionali e internazionali a investire su di essa?

Cosa si ottiene con la formazione aziendale

La formazione aziendale ci permette essenzialmente di ottenere due vantaggi:

  • investire sulle persone: significa aumentare le competenze, le motivazioni e l’impegno del singolo e del gruppo, al passo con le richieste del mercato del lavoro;

  • garantire la crescita del business aziendale attraverso l’evoluzione (professionale e personale) dei collaboratori in quanto persone, consentendo all’azienda di rimanere competitiva in un contesto storico in cui i cambiamenti sono decisamente rapidi e la concorrenza, soprattutto in alcuni settori, molto alta.

Ogni azienda può essere considerata una vera e propria macchina di produzione. Per ottenere il risultato finale è importante che tutti i “pezzi” siano al posto giusto e al momento giusto.

I collaboratori sono quindi componenti imprescindibili del corretto funzionamento di questo delicato ecosistema. Perciò è importante che siano messi nelle condizioni di esprimere il meglio delle loro potenzialità e talenti.

Questo, come vedremo, significa non solo fornire loro gli strumenti necessari, le abilità e le strategie più attuali e competitive per raggiungere gli obiettivi aziendali. Ma anche lavorare su quelle motivazioni intrinseche che rispondono ai bisogni individuali di appartenenza al gruppo e valorizzazione personale.

Il migliore investimento possibile

Investire sulle persone attraverso una formazione aziendale professionale e su misura per aumentare le competenze del singolo e del gruppo di lavoro si riflette, di conseguenza, sulla capacità dell’impresa di rimanere competitiva e di affrontare i cambiamenti figli dell’innovazione tecnologica in un contesto lavorativo in continua evoluzione.

La formazione deve toccare tutti i livelli della scala gerarchica di un’impresa e riguardare sia gli aspetti tecnici che le relazioni tra gli individui.

Così facendo, rappresenta non solo un’opportunità di crescita, ma lo strumento strategico a disposizione dell’impresa per acquisire la forza per competere. L’arma vincente per espandersi in nuovi settori e mercati, grazie alle competenze specifiche e professionali di ciascuna persona coinvolta nel processo di sviluppo dell’organizzazione.

Proprio perché la formazione può decretare il successo o il fallimento di un’azienda, nei prossimi articoli affronteremo, in modo più dettagliato, quali sono i diversi vantaggi sul medio e lungo termine nell’investire in progetti, strategici ed efficaci, di formazione aziendale continua.

E quali rigidità e resistenze possono rendere difficile, ad alcuni imprenditori e dirigenti, far compiere alla propria azienda questo salto di qualità per accogliere e sfruttare tutte le potenzialità della formazione aziendale sulle proprie risorse umane.

Formazione che, come tutte le evidenze dimostrano, si rivela uno dei migliori investimenti possibili per il successo aziendale.

Purché ci si affidi a dei veri professionisti della formazione aziendale.

Italy Car Rent arriva a Roma Fiumicino

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La compagnia di noleggio Italy Car Rent continua a espandersi e apre un nuovo ufficio presso l’Aeroporto di Roma Fiumicino “Leonardo da Vinci”.

Italy Car Rent apre una nuova sede nell’aeroporto di Roma Fiumicino “Leonardo da Vinci. Un ufficio pensato per accogliere le richieste di mobilità di privati e aziende.

I servizi proposti spazieranno da risposte alle richieste del mondo del turismo, alle formule di noleggio flessibili e personalizzabili.

Mobilità: meno traffico, più due ruote

Dopo il boom delle cosidette “zone 30”, si pensa agli autovelox di quartiere e alle strade urbane ciclabili. Per andare in ufficio, molti di noi si affideranno al mobility manager. Ecco alcune delle novità che ci libereranno dagli ingorghi e ci faranno perfino risparmiare tempo

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Un primo segnale è arrivato a inizio anno con l’equiparazione dei monopattini elettrici alle bici. Poi il Decreto Rilancio ha aperto la strada alle corsie ciclabili di emergenza. Oggi, le novità attese lo confermano: spinta dallo tsunami della pandemia, la rivoluzione della mobilità cittadina sta per arrivare.

Il nuovo codice della strada a favore delle bici

Finalmente, via libera alle bici, alla micromobilità e alla sostenibilità. A confermarlo è il nuovo Codice della strada, al vaglio del Parlamento e che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi mesi: «Molte delle proposte sono partite dai Comuni italiani, impegnati ad affrontare la nuova mobilità al tempo della pandemia, con provvedimenti storici a tutela dei ciclisti e dei pedoni» spiega Matteo Dondé, architetto urbanista esperto in pianificazione della mobilità ciclistica e moderazione del traffico. Qualche esempio? «L’introduzione delle strade urbane ciclabili, una nuova tipologia di strada dove le automobili possono viaggiare massimo a 30 chilometri orari, ma con priorità e precedenza alle biciclette e questo significa, per esempio, potersi muovere su due ruote e in sicurezza sui controviali di grandi strade di scorrimento cittadine» spiega l’esperto. «Ma è attesa anche l’introduzione di autovelox nelle strade di quartiere per ridurre la velocità sui tratti urbani». Tra i provvedimenti il “doppio senso ciclabile” nelle zone 30 (le bici circoleranno anche nel senso opposto a quello di marcia degli altri veicoli) e le zone scolastiche a protezione dei pedoni e dell’ambiente, con vie d’accesso segnalate e la possibilità di divieto o limitazione di circolazione.

Chi è il mobility manager

L’obiettivo è quello di garantire a tutti il diritto alla mobilità, tentando di ridurre traffico, numero di incidenti stradali e ripercussioni sull’ambiente. Lo stesso che ispira le linee guida dei Pums, i nuovi Piani urbani della mobilità sostenibile, promossi dall’Unione Europea e ora al vaglio in tutta Italia. «Al momento sono 172 le città che stanno discutendo il proprio Pums: 39 sono stati approvati, 35 adottati e molti, 98, in fase di redazione» dice il presidente dell’associazione Euromobility, Lorenzo Bertuccio. A contare non sono solo gli interventi di carattere strutturale. Qualche esempio? «L’istituzione della figura del mobility manager» risponde Bertuccio. «È il responsabile della gestione efficiente degli spostamenti casa-ufficio, appena resa obbligatoria dal Governo per tutte le aziende con più di 100 dipendenti; e poi iniziative come il “bike to work” ovvero i rimborsi chilometrici da parte del Comune per chi va al lavoro in bici, già operativi a Bari e Cesena e presto in sperimentazione anche a Torino e a Modena». Per arrivare a togliere il traffico dalle città e dare la strada alle persone.



Come cambia l'uso dell'automobile

Il mezzo di domani si noleggerà, si userà con leggerezza e si restituirà quando si avrà voglia di cambiare. Con grande risparmio di tempo e soldi spesi per la manutenzione della macchina di proprietà

Le nuove parole d’ordine tra gli automobilisti sono libertà, versatilità e sostenibilità (anche economica). Lo conferma anche l’ultimo rapporto Aniasa, l’associazione del settore mobilità di Confindustria: se l’auto resta il mezzo preferito dagli italiani, con il tasso di motorizzazione più alto di Europa (656 auto ogni mille abitanti) il 70 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver posticipato l’acquisto dell’auto in attesa di nuovi incentivi e nuove formule flessibili: «Permettono di minimizzare le uscite nell’immediato e di avere una maggior liquidità per altre spese» afferma Alessandro Ascione, giornalista di automotive per Al Volante e autore del blog alessandroascione.com. Ecco le formule più gettonate e i nuovi trend in arrivo.

Il car sharing a lungo termine

Il Car sharing, l’auto condivisa a noleggio, conta ormai più di 2 milioni di utenti in tutta Italia ma il suo successo non accenna a fermarsi: le previsioni annunciano un aumento del 30 per cento ogni anno fino al 2022. La grande novità in arrivo? «Il car sharing a lungo termine» sostiene l’esperto. «In pratica, non solo puoi usare l’auto per brevi spostamenti in città, ma anche per più giorni, fino a un massimo di un mese, scegliendo il modello più adatto alle tue esigenze». Prenoti via app, ritiri all’indirizzo richiesto, paghi solo una tariffa forfettaria (ad esempio, una city car ti costa una cinquantina di euro al giorno) e poi 0,19 centesimi al chilometro. Per ora è attivo a Roma, Milano e Torino (sharetogo.com).

Il noleggio a lungo termine

Secondo le previsioni di Dataforce è l’unico settore che segnerà una costante crescita nei prossimi tre anni. «È l’ideale per chi vuole un’auto “senza pensieri”» dice Ascione. «Si tratta di un vero e proprio contratto di affitto che permette di noleggiare un veicolo dai due ai quattro anni, dietro il pagamento di un canone». Il punto forte? «La rata fissa è “all inclusive”: comprende assicurazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, assistenza stradale». L’ultima novità? «L’abbonamento che ti permette di prenotare e ritirare l’auto che preferisci ovunque ti trovi» spiega l’esperto. In pratica, scegli un pacchetto annuale (Car Cloud di Leasys, da 199 euro al mese) e non solo puoi cambiare tutti i modelli che vuoi all’interno della tua categoria ma puoi prenotarla e ritirarla in molte città italiane».

Cos'è il Buy Back

Buy Back è una via di mezzo tra il leasing e il noleggio a lungo termine. «In pratica versi un acconto o permuti la vecchia auto, paghi le rate per tre anni e poi puoi decidere se versare una maxi-rata per tenere l’auto oppure se dare la vettura in permuta per un’altra dello stesso marchio con la medesima formula o infine se restituire il veicolo alla concessionaria» spiega il giornalista Alessandro Ascione. Il vantaggio? «Permette a chi non sa se rinunciare all’auto di proprietà di tenersi tutte le porte aperte e di optare per modelli di fascia medio alta, contenendo la spesa».


Come stanno cambiando le due ruote

Gli italiani si sono innamorati di bici, monopattini e scooter a emissioni zero. Merito sicuramente dei bonus ma anche del design, accattivante e avveniristico, e delle batterie che presto saranno così leggere e così potenti da potersene quasi dimenticare.

È il boom delle e-bike e degli e-scooter

Il modo di muoversi sta cambiando a gran velocità. Soprattutto nelle metropoli, come Milano e Roma, dove si moltiplicano i mezzi a due ruote, anche elettrici. Lo confermano i dati dell’Ancma: nel solo mese di giugno le bici (a pedalata assistita e non) hanno segnato un +60%. Ma anche le vendite di ciclomotori elettrici sono cresciute del 38%, mentre per gli e-scooter è stato un vero e proprio boom (+138%). Sicuramente i 190 milioni di euro messi a disposizione con il bonus bici e lo sconto fino al 40% dell’ecobonus hanno trainato le vendite. Ma c’è dell’altro, come sostiene Simone Franzò del Politecnico di Milano, direttore dello Smart mobility report (energystrategy.it). «Motorini, biciclette e monopattini elettrici piacciono a chi ha a cuore il tema della sostenibiltà ambientale anche perché fanno andare più in fretta e si posteggiano ovunque». E nelle nostre città super trafficate, con velocità dichiarate da Confcommercio tra i 7 e i 15 km orari, non è cosa da poco. «Senza contare che ora questi mezzi vanno per la maggiore per un motivo più che mai attuale. Possono sostituire, in parte o totalmente, il trasporto pubblico dove il distanziamento sociale è difficile da garantire» aggiunge l’esperto. «Utilizzarli richiede un cambiamento di abitudini e di mentalità che non è così immediato. Ma le città stanno cambiando. Solo a Milano, in pochi mesi, sono state create ciclabili per 23 km e ci sono piani ambiziosi anche in tante altre realtà urbane». Se anche tu ti stai orientando verso un mezzo green, qui scopri quale fa per te.

I monopattini elettrici, ideali sulle brevi distanze

I monopattini elettrici che vanno per la maggiore sono quelli dello sharing, però in giro si iniziano a vedere anche tanti mezzi privati. «Sono divertenti e ti fanno scattare nel traffico, ma possono diventare pericolosi perché hanno le ruote piccole e il baricentro alto che li rende instabili soprattutto sulle strade disconnesse delle nostre città» avverte Michele Moretti, responsabile settore moto e relazioni istituzionali di Ancma. «Sono veicoli leggeri e maneggevoli, che puoi ricaricare come si fa con il telefonino e diventano ideali per percorrere il cosiddetto ultimo miglio». E, in effetti, piacciono soprattutto per raggiungere il luogo di lavoro, magari dalla stazione del treno o da un parcheggio periferico, evitando così le code. «È un errore, però, equipararli alle biciclette, perché hanno caratteristiche diverse. Anche solo segnalare la svolta a destra e sinistra, allargando il braccio, non è facile da un monopattino» sostiene Piero Nigrelli, direttore settore ciclo Ancma. In commercio ci sono diversi modelli, ma generalmente hanno un’autonomia che varia tra i 20 e i 35 km e un prezzo che varia dai 200 agli 800 euro.

La bici a pedalata assistita, perfetta sulle medie distanze

«Per distanze più elevate, tra i 7 e gli 8 km e anche di più se sei già abituata a muoverti in bici, il mezzo migliore è la bicicletta a pedalata assistita» dice Nigrelli. «I modelli più nuovi hanno tutti la batteria estraibile, che non pesa più di 3 kg e ricarichi in un’oretta, spendendo pochi centesimi. E l’impianto di illuminazione è efficace come quello dei motorini, dato che le luci sono collegate alla batteria per dare tutta la sicurezza che serve anche di notte». Il motore assiste il ciclista fino a 25 km orari, ma se spingi con i pedali vai molto più forte. Le e-bike sono sicure, stabili e si districano agevolmente nel traffico. In media garantiscono un’autonomia di 50 km, che può arrivare fino a 80 con un uso sapiente e non c’è che l’imbarazzo della scelta: dalle pieghevoli alle cargo. Quello che spaventa ancora è il prezzo. «Per una buona e-bike occorre spendere da 1.300 a 2.500 euro. Ma può valerne la pena visto che restituisce tutti i piaceri della bici tranne la fatica» conclude l’esperto.

E-scooter, in città e non solo

«In città sono perfetti gli scooter elettrici con il targhino, i cinquantini di una volta, che vanno al massimo a 50 km all’ora. Fanno circa 50 chilometri con un “pieno” di batteria e hanno costi di manutenzione bassi, oltre a spese irrisorie di elettricità. Per chi vuole viaggiare a velocità superiori (circa 70 km orari) ci sono e-scooter che garantiscono autonomie di un centinaio di chilometri» dice Michele Moretti. Entrambi montano un motore elettrico, ma danno performance identiche a quelli a benzina. Il loro neo è la batteria, perché è vero che si può sfilarla per ricaricarla, però è ancora molto pesante (da 7 a 10 kg). A loro favore c’è il prezzo, tra 2.500 e 5.000 euro, che è ancora più appetibile fino al 31 dicembre, grazie all’ecobonus che fa risparmiare dal 30% al 40% del costo di listino. E il futuro cosa riserva? «Il mondo dell’auto sta marciando in modo deciso verso l’elettrificazione, anche perché la Commissione europea ha posto degli obiettivi molto stringenti rispetto al tema della mobilità green» dice Moretti. «C’è da aspettarsi quindi che, tra non molto, le batterie di questi mezzi saranno di gran lunga migliori in termini di capacità e leggerezza».


Fonte: https://www.donnamoderna.com/news/speciali/unnuovofuturo/mobilita-bici-scooter-elettrico-car-sharing

Il settore langue anche ad agosto

Agosto ancora in calo per il noleggio a lungo termine, anche se con percentuali a una cifra (-2,95%), mentre il breve termine mostra il segno più per la prima volta dall’inizio della pandemia, per quanto si tratti di un modestissimo +0,3%. Dopo agosto, la flessione del comparto del lungo termine arriva a -33,98% nel cumulato annuo: con 127.405 veicoli immatricolati, ne mancano ben 65 mila a confronto con il 2019. Per il noleggio breve, a -56,2%, il saldo è ancora peggiore: sono state targate quest’anno 65.715 vetture, contro le 150.041 dello stesso periodo del 2019.

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La situazione dei furgoni e le stime sul settore. Per quanto riguarda i veicoli commerciali leggeri, il noleggio a lungo termine ha perso 8 mila unità rispetto ai primi otto mesi del 2019 (-28,6%), mentre al breve termine mancano quasi 3 mila immatricolazioni (-38,1%). Dataforce ipotizza così una chiusura dell'anno non oltre le 200 mila nuove targhe (-29,3%) per le auto e non sopra le 30 mila unità (-28,7%) per veicoli commerciali leggeri a noleggio a lungo termine. Per il breve termine, invece, le stime vedono a quota 80 mila le auto, a -55,2%, e a settemila i commerciali, con un -40,2% anno su anno.

Le richieste di Aniasa. Aniasa, l’associazione confindustriale dei servizi per la mobilità, per voce del presidente Massimiliano Archiapatti ha commentato così la situazione: “Con l’attuale quadro economico le imprese clienti stanno rinviando il rinnovo della flotta. Aniasa ha quindi chiesto al governo di adottare tre semplici provvedimenti di sviluppo sostenibile per l’ambiente e le finanze pubbliche: la riproposizione del superammortamento per i veicoli strumentali, l’allineamento della fiscalità italiana sull’auto aziendale alla media europea; incentivi sull’usato Euro 6 (credito d’imposta o esenzione bollo)”.



L’avanzata delle captive. Tra gli operatori, ad agosto le captive hanno fatto meglio rispetto ai generalisti, con un +22,21% (4.407 unità) nelle auto contro il -15,61% delle principali compagnie (5.453 mezzi). Entrambe le categorie di attori hanno invece chiuso in positivo nei veicoli commerciali: rispettivamente, si registra un +28,44% per le captive e un +8,84% per i generalisti. Tra i noleggiatori continua la scalata di Volkswagen Leasing, che dall’inizio dell’anno ha immatricolato 16.881 auto, riducendo le perdite (-20,1%) e avvicinandosi così al terzo posto nella graduatoria delle società di Nlt occupato da ALD, conuna quota di mercato cresciuta rispetto al 2019 del 3,2%, e ora si assesta al 13,2%. Tra le uniche società in crescita figurano Free2Move Lease, a +20,2%, e Sifà, a +18,1%. Le prime tre della classifica, invece, calano sensibilmente: Leasys, ancora in testa alle società con più immatricolazioni, ha immatricolato da gennaio ad agosto 27.815 vetture, per un -42,9% sul 2019, e una quota di mercato del 21,8% (-3,4%). Arval ha targato nello stesso periodo 24.891 vetture (9.470 in meno, con un calo del 27,6%) per una quota che sale invece di 1,7 punti, attestandosi al 19,5%. ALD Automotive ha immatricolato 17.406 vetture flettendo del 32,6% sull'anno scorso, per una quota del 13,7% in leggero rialzo (+0,3%). Al quinto posto troviamo LeasePlan, che è scesa a 13 mila nuove targhe (-42,9%) attestandosi su una quota di mercato poco al di sopra del 10% (il 10,2%, per l'esattezza): la perdita è di 1,2 punti. Dal sesto posto in poi, compaiono Alphabet (-32,6%), Free2Move Lease, UnipolRental (ex Car Server, -26,6%), Sifà, Mercedes-Benz Charterway (con una flessione del 12%), ES Mobility dell'alleanza Renault-Nissan (-49.6%), Athlon (-84,5%), Toyota Fleet MobilityRent2Go (-37,1%), ProgramGFC (+51,1%) e PAN (-38,2%).

La Stelvio è l'auto più popolare. Ad agosto l’Alfa Romeo Stelvio diventa il modello più popolare nel ''long rent'', con ben 534 unità immatricolate (quasi il triplo rispetto allo stesso mese del 2019), seguita dalla Volkswagen T-Roc (483 targate nello scorso mese, +152,88%), la Jeep Renegade (444, +27,59%), Volkswagen Tiguan (415, -48,75%) e Fiat 500X (404, +49,08%). La ''top five'' da inizio anno vede invece primeggiare Fiat Panda, Peugeot 3008, Jeep Renegade, Fiat 500X e Volkswagen Tiguan. Sulle alimentazioni si nota come la flessione delle immatricolazioni di auto a benzina è stata più che doppia rispetto a quella delle diesel: -27,99% contro -12,28%, mentre crescono le elettriche, a +217% (con una quota di mercato nel settore arrivata al 5,29%) e, soprattutto, le ibride, con le plug-in a +207% e le mild hybrid a +302%. Più contenuto l’incremento delle full hybrid: +30%. Nel noleggio a lungo termine, le nuove targhe di auto elettrificate sono state 1.906 (698 le full hybrid, 455 le ibride plug-in e 753 le mild hybrid), equivalenti a una quota di mercato del 18,72% ad agosto, mentre nel cumulato annuale del settore si ferma al 14%.

Nel breve guida l'Avis. Infine, il comparto del noleggio a breve termine, pesantemente colpito dal lockdown, vede al primo posto nelle immatricolazioni Avis Budget (con un -51,3%, a 12.958 auto, e una quota di mercato cresciuta dal 17,7% al 19,7%) seguita da Hertz Italiana (scesa da 26.108 a 8.900 mezzi, per un calo del 65,9%). Europcar è al terzo posto, con una flessione più contenuta (-34,5%, con 7.100 immatricolazioni da inizio anno). Al quarto posto Locauto, che scende da 8.846 targhe a 5.541 (-37,4%), mentre Sixt (-56,6%) precede Sicily by Car (-60,2%) e Autovia (-54,1%). Nelle posizioni successive della graduatoria si trovano Goldcar, Noleggiare, DeMontis e Car2go.

Record di richiami auto, la colpa è della tecnologia

La maggiore complessità delle automobili e il crescente numero di richiami sono causa di un’esponenziale crescita della spesa globale per interventi sui veicoli, cause legali e indennizzi. Lo conferma un recente studio Allianz Global Corporate & Specialty.

«Le automobili sono più complesse che mai, contando fino a 30mila parti diverse, e questa complessità aumenta i costi. In passato, si poteva semplicemente regolare o sostituire una parte. Oggi occorre invece ricalibrare la tecnologia e i sensori del veicolo in modo che la parte funzioni, spendendo potenzialmente di più della parte sostituita. Tutto ciò aumenta i costi di reclamo e richiamo dell’auto».


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Le parole di Daphne Ricken, Senior Laibility Underwriter di Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS), spiegano bene il perché oggi la spesa globale per gli interventi sui veicoli, così come quella legata a cause legali e indennizzi sia notevolmente aumentata. Così come evidenziato dall’ultima edizione dello studio AGCS.

Approfondisci: Le start up che rivoluzioneranno la mobilità del futuro

RICHIAMI AUTO, RECORD IN UE

In Europa, nel 2019, i richiami dei veicoli a motori sono stati 475, la cifra più alta dal 2010, con un aumento del +11% rispetto al 2018. Un inedito picco, con 158 procedure, pari al +75%, nel solo primo trimestre dell’anno. Il valore più alto nella storia di Safety Gate, il sistema di allarme Ue per i prodotti pericolosi non alimentari.


I richiami aumentano e aumentano anche i loro costi. Ne è un esempio la storia dell’airbag Takata, il più grande e complesso caso di richiamo nella storia dell’industria automobilistica. Secondo quanto riferito, Takata avrebbe provocato ferite a oltre 300 passeggeri e causato la morte di 209 persone. Il suo richiamo ha interessato quasi 70 milioni di auto in tutto il mondo, coinvolgendo 19 case dal 2002 al 2015, per un costo stimato che supera i 24 miliardi di dollari.

Vetture sempre più complesse

Le auto sono sempre più tecnologiche, dotate di strumenti come telecamere, sensori di manovra, navigatori GPS e Abs antibloccaggio. Strumenti che, assieme alle più recenti generazioni di Adas, accrescono la sicurezza e il comfort del conducente. E, allo stesso tempo, accrescono anche i costi dei reclami, delle tariffe di manodopera, della formazione specializzata dei riparatori nonché dei pezzi di ricambio.


Lo studio AGCS sottolinea infatti come il settore automobilistico sia caratterizzato da una diversificazione rara in altri settori. Vi sono fornitori che servono esclusivamente l’industria dell’auto e altri che producono parti utilizzate anche nelle automobili ma lavorano anche con attori esterni all’automotive, non vendendo direttamente al costruttore. «Questa complessità della catena di approvvigionamento – spiega la Ricken – rende la produzione automobilistica particolarmente esposta a cambiamenti o interruzioni».